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Roma, i consiglieri si alzano l'indennità: mai così uniti come per lo stipendio

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Martina Zanchi
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Fa discutere in commissione Bilancio l'adeguamento delle indennità dei consiglieri capitolini per il quale, nell'assestamento di bilancio licenziato l'8 luglio, sono stati stanziati oltre due milioni di euro. «Adeguamento», in buona sostanza, si traduce con «incremento». La delibera arrivata in commissione approderà nei prossimi giorni in Assemblea capitolina per il sì definitivo, ed è stata votata favorevolmente con un consenso bipartisan e poche eccezioni. L'unica a far rumore, perché proveniente dalle fila della maggioranza, è quella del consigliere Carmine Barbati che, tuttavia, si dice favorevole nel merito.

 

«Non è il momento giusto», ha commentato Barbati, che in commissione non si è presentato - al suo posto c'era il capogruppo della lista Gualtieri, che ha votato favorevolmente - ma che non esclude di riallinearsi agli altri per il voto in Aula Giulio Cesare. Negli altri schieramenti, in pochissimi accettano di rilasciare dichiarazioni per spiegare il proprio «sì» all'incremento degli emolumenti- dalla cifra in assestamento si può quantificare, a grandi linee, una cifra che supera i tremila euro per ciascun consigliere- ma la motivazione generale che emerge è unanime: il ritocco all'indennità degli amministratori comunali è previsto da quasi dieci anni.

Il voto della commissione, quindi, spiegano diversi membri dell'Assemblea, non è stato che l'attuazione di un provvedimento nazionale del 2010 che attribuisce a Roma Capitale autonomia statutaria, amministrativa e finanziaria.
La legge prevede, tra le altre cose e in vista del trasferimento di poteri al Campidoglio sia da parte dello Stato sia da parte della Regione Lazio, che «i consiglieri capitolini hanno diritto a recepire un'indennità onnicomprensiva di funzione, anch'essa determinata con decreto del ministro dell'Interno di concerto con il ministro dell'Economia e delle finanze, sentita l'Assemblea capitolina, in una quota parte dell'indennità del sindaco».

 

L'ammontare della nuova indennità è fissato al 45 per cento di quella corrisposta al primo cittadino. Per ottenere la cifra intera, comunque, bisognerà presenziare ad almeno il 60 per cento dei consigli e ad almeno venti sedute tra commissioni e Aula. Ad oggi, per le giornate in cui il consigliere capitolino si assenta dal proprio posto di lavoro privato, il Comune di Roma versa un rimborso anche dal punto di vista contributivo. Con il nuovo sistema sarà invece versata un'indennità fissa. Una sorta di stipendio.

 

Tra chi ha votato favorevolmente in commissione, peraltro, c'è chi sostiene che il nuovo metodo potrebbe persino far risparmiare soldi all'ente. La nuova indennità è sempre uguale, mentre il rimborso dovuto al datore di lavoro di ciascun politico per i giorni di assenza può variare considerevolmente. Tutto dipende da quanto è «pesante» la busta paga personale del lavoratore in questione. Una mano, comunque, arriverà dallo Stato. Oltre ai due milioni provenienti dalle casse comunali, nell'assestamento di bilancio sono stati inseriti anche poco più di 327mila euro che il Governo nazionale verserà come contributo per i maggiori oneri derivanti dall'incremento degli «stipendi» dei consiglieri di Roma Capitale. Una stima di massima consente di quantificare in media quasi 44mila euro come impatto complessivo dell'indennità di ognuno dei 48 consiglieri che siedono su uno scranno in Campidoglio. Al mese fanno circa 3600 euro, ma sono i cosiddetti «conti della serva».

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