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Roma, tutti al mare assediati dagli abusivi e circondati da vu' cumprà

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Massimiliano Gobbi
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Invasione di vu cumprà e parcheggiatori abusivi sul litorale. In questo primo weekend di giugno, complice il sole e le temperature elevate, si è registrato un boom di turisti sulle spiagge romane che ha attirato l'attenzione di un esercito di abusivi, perlopiù stranieri, pronti a vendere di tutto e chiedere qualche manciata di euro ad ogni passante per il parcheggio. Da Nettuno a Civitavecchia, passando per Torvaianica e Ostia, la spiaggia si è trasformata così in una vera e propria casbah. Un via vai senza sosta di vu' cumprà, che fanno su e giù tra lettini, sdraio e ombrelloni, incuranti di ogni regola con tanti parcheggiatori abusivi che su strada chiedono soldi per sorvegliare le auto in posti pubblici. Tra le mete più prese d'assalto, le dune di Ostia, dove da anni stranieri, ma non solo, gestiscono il «business» dei parcheggi lungo la via Litoranea nel tratto di Castelporziano.

 

 

«Siamo andati al mare in prossimità del terzo cancello e per parcheggiare abbiamo dovuto regalare due euro ad un nordafricano - commentano alcuni ragazzi -. Un contributo volontario che abbiamo dato per non ritrovarci graffi o vetri rotti alla macchina al rientro dal mare». «Da anni la zona è invasa da parcheggiatori abusivi - aggiunge Piergiorgio, un residente -. Il controllo del litorale ormai è il loro. Non fai in tempo a parcheggiare che ti seguono, se poi non dai un'offerta c'è il rischio di trovare spiacevoli sorprese. Quel che più dispiace è che spesso si vedono pattuglie di agenti a sorvegliare, ma gli abusivi restano su strada». Arrivando in spiaggia, l'arenile si trasforma in un mercato dove è possibile trovare di tutto: borse, cappelli, occhiali da sole, teli da mare, vestiti, giocattoli, catenine e braccialetti. Prodotti tutti rigorosamente contraffatti e illegali. A venderli molti africani, perlopiù maghrebini, ma tanti sono anche gli indiani, pakistani e cinesi. A tutto questo, inoltre, si aggiungono tante altre persone che passeggiando in riva al mare, spesso con dei carretti, si mettono a vendere bevande ma anche del pesce a tutte le ore del giorno. Prodotti rigorosamente senza controlli di qualità e provenienza del cibo venduto. Ma non solo.

 

 

C'è anche chi pesca telline e si fa il bagno in zone dove c'è il divieto di balneazione per oltre quattro chilometri di costa. È il caso di Ardea, dove un'ordinanza emessa dalla Asl, vieta non tanto la pesca di molluschi, quanto il consumo dopo averli pescati. Qui, in una certa area ben precisa, le telline sono state declassate da «A» a «B» a causa del superamento dei limiti di «e-coli», ovvero dei batteri contenuti nell'acqua, che risulta inquinata. Le telline, secondo quanto prevede l'ordinanza, devono essere inviate al «centro depurazione molluschi" o in un centro di stabulazione per essere depurate prima di poter essere consumate. L'uso umano, prima di questo trattamento, è vietato, in quanto può portare conseguenze anche gravi. Ma i bagnanti e tanti stranieri, forse ignari, oppure noncuranti, proseguono a pescare e a venderle tra un ombrellone e l'altro. A tutto questo si aggiungono centinaia di persone che continuano a farsi il bagno in un'area vietata e interdetta alla balneazione perché, secondo le rilevazioni dell'Arpa, inquinata in prossimità dei fossi.

 

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