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Peste suina a Roma, cinghiale infetto a Labaro
Il cinghiale infetto trovato quattro giorni fa in via Clauzetto, tra Labaro e Prima Porta, è il caso su cui stanno ragionando in queste ore gli esperti chiamati a gestire la diffusione della peste suina. L’animale era per strada, vicino a una scuola e alle case, ben oltre i confini dell’attuale zona rossa che, in quell’area, si ferma al Raccordo anulare e che alla luce di questi aggiornamenti, con ogni probabilità, sarà ampliata. A recuperare la carcassa è stato il personale del Parco di Veio, nonostante fosse di poco fuori dai confini della riserva.
A rivelare la presenza di un caso positivo a Labaro è stata ieri la Asl Roma 1, invitata al consiglio municipale del XV. Il ritrovamento è stato definito «inspiegabile» dai direttori del Dipartimento prevenzione, Gianfranco Masotti, e dell’Unità operativa Sanità animale, Mario Frega. Intanto ieri il commissario all’emergenza Psa, Angelo Ferrari, si è recato al Ministero della Salute proprio per affrontare il caso Labaro. «È l’argomento del momento. Potrebbe essere ampliata l’attuale zona rossa», ha confermato Ferrari prima di prendere parte alla riunione.
A stupire è la distanza che la malattia avrebbe coperto in pochi giorni. «Dovrebbe avere percorso 7-8 km in una settimana», ha evidenziato la Asl in Municipio. Più o meno il tratto che in linea d’aria separa via Clauzetto dalla riserva dell’Insugherata, dove si è concentrata la maggior parte delle 12 positività registrate nel territorio di Roma Capitale. Gli studi citati dai rappresentanti di Asl e Parco di Veio, in aula, sostengono invece che la peste suina possa viaggiare per 500 metri in una o due settimane. Ecco perché Labaro preoccupa, considerando anche l’altra positività registrata in provincia di Rieti.
Il presidente del Municipio XV, Daniele Torquati, spiega che «in zona Labaro sapevamo solo di una presenza di cinghiali vicino a un fosso in via Frassineto, che è lontana da via Clauzetto», e rivela anche di un’altra carcassa trovata a pochi metri dal Gra, vicino alla stazione di Labaro, ma in questo caso risultata negativa alla peste. Il presidente evidenzia la difficoltà di contenere i cinghiali nel Parco regionale di Veio, un’estesa area che comprende zone abitate e persino l’ospedale Sant’Andrea. «Recintarlo è impossibile. Noi chiediamo che ripartano immediatamente le catture. Se il problema è che non c’è un inceneritore per smaltire le carcasse, si trovi un’altra soluzione».