Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Peste suina a Roma, violati i parchi delle zone rosse: i cinghiali non fermano i picnic

Francesca Mariani
  • a
  • a
  • a

Divieti ignorati e rifiuti lasciati a terra, vicino ai cestini della spazzatura, dove i cinghiali non hanno alcuna difficoltà a raggiungerli. Tutto il contrario di quello che prevedono le regole contro la diffusione della peste suina. Al Parco urbano del Pineto, ieri mattina, l'emergenza sanitaria non sembrava essere arrivata: picnic e feste di compleanno in corso, persone in bicicletta e altre a fare jogging, approfittando del caldo sole di questi giorni. Eppure l'area verde in gestione a Roma Natura si trova all'interno della zona infetta del quadrante nord ovest della capitale, lì dove si sta cercando di confinare il virus della PSA. L'ordinanza regionale del 7 maggio vieta di mangiare all'aperto nelle aree verdi e agricole della zona rossa; quella del commissario straordinario all'emergenza, Angelo Ferrari, ha aggiunto il divieto di fare trekking e andare in mountain bike. Questo perché l'uomo, pur non venendo contagiato, può essere inconsapevole vettore del virus e contribuire alla sua diffusione.

 

 

Al Pineto, tuttavia, domenica mattina nessuno sembrava far caso alle disposizioni in vigore. Eppure i cartelli che indicano le attività vietate sono stati messi; da chiarire se nel weekend ci fosse anche qualcuno a controllare. Così, mentre la cabina di regia inter-istituzionale contro la peste suina, coordinata dal Prefetto e composta da Roma Capitale e Regione Lazio, ha meno di 30 giorni per stabilire le procedure operative per l'abbattimento dei cinghiali, nell'area a massimo rischio la situazione sembra non essere ancora sotto controllo. La posta in gioco è alta: gli allevamenti di maiali all'interno della zona rossa sono già costretti a macellare tutto il bestiame e l'eventuale diffusione della malattia rischia di mettere in ginocchio le aziende, soprattutto in quei territori per cui il comparto suinicolo rappresenta la principale ricchezza. Si pensi ad esempio ad Amatrice e Accumoli, terre del guanciale, che anche alla gastronomia tipica affidano le speranze di ripresa post sisma del 2016.

 

Dai blog