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Degrado a Roma, la tendopoli torna sul Tevere

Martina Zanchi

Se al turista in visita al centro venisse in mente di fare una passeggiata lungo il Tevere, dopo essersi affacciato dal Pincio o avere visitato piazza Navona, gli basterebbe dare un’occhiata dall’alto per cambiare programma. Sulla banchina del lato sinistro del fiume sono ricomparse decine di tende: giovani e meno giovani si sono accampati sotto tutti i maestosi ponti nel cuore della città, e non mancano le cittadelle seminascoste tra la vegetazione, con tanto di panni stesi e cani. Le tende, curiosamente, sono quasi tutte uguali. Spesso, infatti, sono le associazioni che operano nella Capitale a distribuirle ai senzatetto.

Da Ponte Risorgimento a Isola Tiberina, le tendopoli abusive catturano inevitabilmente l’attenzione dei turisti che scelgono di fare un giro in barca sul Tevere. Una tratta affascinante che dona una visuale insolita delle meraviglie di Roma, e che non avrebbe nulla da invidiare alle gite sul fiume tipiche delle grandi capitali europee. Invece, quando si arriva a Ponte Sant’Angelo, da un lato c’è la magnifica fortezza del Papa e dall’altro uno degli accampamenti più vasti e degradati. «Il Tevere si può salvare solo se le competenze verranno accentrate su Roma Capitale. Chiederò un tavolo di confronto in commissione Ambiente per ottenere un atto all’unanimità», commenta Fabrizio Santori, consigliere della Lega, che ieri mattina ha organizzato un viaggio in battello con la stampa per mostrare le condizioni delle rive. Nelle stesse ore Sabrina Alfonsi e Maurizio Veloccia, assessori capitolini all’Ambiente e all’Urbanistica, hanno annunciato una memoria di giunta volta a incaricare i rispettivi dipartimenti di avviare l’iter per predisporre un Piano strategico e operativo finalizzato alla riqualificazione del fiume.

  

 

 

 

Eppure qualcosa si potrebbe già fare. A luglio scorso il consiglio regionale del Lazio ha approvato una mozione a firma Novelli, proposta dal WWF di Roma, per istituire il monumento naturale "Oasi del Tevere", grazie al quale si potrebbe mettere fine alla tolleranza di simili scempi. Ben 5.000 metri quadri di vegetazione di interesse naturalistico, tra i ponti Risorgimento e Matteotti, con rigide tutele, sarebbero messi al riparo da attività dannose come l’accensione di fuochi e il bivacco. Al momento, però, è un’oasi "di carta".