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Roma, Ama si difende sui cinghiali: “Non c'entrano i rifiuti”. Ma i dati inchiodano la municipalizzata

Susanna Novelli
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Un amaro sorriso a leggere la nota Ama che, forse, in replica a quanto denunciato ieri da Il Tempo, ovvero i cassonetti stracolmi di immondizia nella «zona rossa», prova a nascondersi dietro al famigerato dito. Quello stesso sin troppe volte guardato mentre si indicava la luna, come recita un antico proverbio cinese. Dopo la premessa di come «pulizia e decoro stiano migliorando in città, anche grazie alla sostituzione di circa 4mila cassonetti», si legge: «Anche sulla base di questi elementi, emerge come la massiva presenza dei cinghiali non sia da attribuire direttamente allo svuotamento dei cassonetti e ai servizi di raccolta dei rifiuti. L'origine del fenomeno è da connettere a diverse e molteplici dinamiche, che esulano dalle competenze e dalla gestione di Ama». In pratica i cinghiali si avvicinano così tanto ai centri urbani, ricordiamo tra le più recenti l'immagine della famigliola a spasso nello spartitraffico di via Baldo degli Ubaldi, per «diverse e molteplici dinamiche» ma non - secondo Ama - per rifornirsi di cibo. Quello stesso che si trova tra i rifiuti che strabordano dai cassonetti.

 

 

E invece a leggere i dati del servizio reso nel mese di aprile nei municipi XIV e XV si trova solo la desolante conferma che il motivo principale della presenza di cinghiali, ma non solo, (si pensi anche a topi, blatte e gabbiani) è proprio la scarsa igiene urbana. L'azienda si vanta di aver effettuato complessivamente oltre 5mila servizi di igiene urbana, tra passaggi per prelievi da bidoncini/contenitori dedicati alla raccolta differenziata porta a porta per le famiglie; svuotamento delle batterie di cassonetti stradali; servizi di pulizia (presidio aree, spazzamento manuale e lavaggio meccanizzato, ecc.). Vale a dire una media di 160 «azioni» giornaliere per due municipi che, insieme, occupano una superificie di oltre 320 chilometri quadrati, ben 22 quartieri, dal Trionfale a Labaro, con una popolazione stimata di circa 300mila persone. La realtà, insomma, è ben diversa, peccato ci siano in ballo migliaia di vite di animali comunque innocenti, così come il destino di decine di imprese agricole, per un virus che forse si sarebbe potuto evitare se colto l'allarme pure diffuso già a dicembre. Così come ci piacerebbe scrivere su questo giornale che le soluzioni annunciate si siano finalmente tramutate in fatti. Anche ieri, invece, si è parlato ancora di «sopralluoghi», per capire dove e come sostituire o togliere i cassonetti dentro e immediatamente fuori la zona rossa. Eppure ogni giorno che passa è come una roulette russa per animali e allevatori che rischiano di dover abbattere il proprio bestiame. E sì, come recita quell'antico proveribio cinese: il saggio guarda la luna, lo stolto il dito che la indica.

 

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