DANNO ERARIALE
Fiera di Roma, buco milionario: la Corte dei Conti indaga sul danno erariale. Nel mirino big della finanza
La realizzazione della nuova Fiera di Roma, con i suoi padiglioni inaugurati nell’aprile del 2006 a Ponte Galeria sui terreni del gruppo Toti, ha creato un buco da oltre 251 milioni di euro. Un debito che «si trascinerà per anni nei bilanci pubblici, con il risultato negativo per il Lazio e Roma Capitale di non avere un polo fieristico di spessore, con enormi perdite per la potenzialità di sviluppo commerciale-turistico per il territorio e con le risorse perse che andranno a ricadere per anni sulla collettività». È questo il passaggio chiave che ha portato la Procura della Corte dei conti del Lazio a contestare un danno erariale da 251,6 milioni all’ex presidente della Camera di commercio di Roma Giancarlo Cremonesi e a 7 tra ex amministratori delegati, direttori generali e membri del cda di Investimenti spa, l’impresa pubblica partecipata da Regione, Campidoglio, Città Metropolitana e Cciaa romana.
L’indagine contabile, coordinata dal vice procuratore Massimo Perin e delegata al nucleo di Polizia economico-finanziaria, è partita dall’esposto dell’ex Commissario straordinario di Roma Francesco Tronca in merito alla «grave situazione finanziaria» in cui versava sia Investimenti spa, sia la sua controllata Fiera di Roma srl, a causa del mutuo da circa 200 milioni contratto inizialmente con Unicredit. Per sostenere i conseguenti oneri finanziari, Investimenti spa avrebbe richiesto a Fiera di Roma srl dei canoni di affitto «incompatibili con i ricavi dell’attività fieristica».
Il consulente tecnico d’ufficio nominato dalla Procura penale capitolina, che indagava per la bancarotta fraudolenta di Fiera di Roma srl e che poi ha archiviato il fascicolo trasmettendo le carte alla Corte dei conti, ha stabilito che il collasso finanziario della società è «la risultante di un incauto piano di ristrutturazione della vecchia impresa "Fiera di Roma" che poggia su un investimento progettuale errato o comunque in un’area a forte rischio idrogeologico, su stime di redditività irrealistiche e sull’incognita di una possibile futura valorizzazione del Vecchio Polo fieristico (su via Colombo, ndr) quale unica possibilità per poter concretamente far fronte all’indebitamento con il ceto bancario». Una «gestione che presenta evidenti caratteri di irragionevolezza», persino «sconsiderata», secondo il pm contabile.
Nell’invito a dedurre (una sorte di avviso di garanzia), oltre a Cremonesi, sono stati chiamati a fornire una difesa: Lorenzo Tagliavanti, attuale presidente della Camera di commercio; Cesare Pambianchi, ex presidente della Confcommercio; Vincenzo Alfonsi, ex segretario della Confesercenti; Marco Attilio Tranquilli, ex vicepresidente di Unindustria Lazio; Roberto Bosi, oggi alla guida di Cinecittà World; l’imprenditrice Ottavia Zanzi, moglie del costruttore Emiliano Cerasi; e Andrea Mondello, già al Cnel.