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Processo Vaticano, il Papa libera il cardinale Angelo Becciu dal segreto pontificio: può testimoniare

Valeria Di Corrado
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Papa Francesco libera Angelo Becciu dal segreto pontificio in vista dell’interrogatorio che l’ex sostituto alla segreteria di Stato vaticana dovrà sostenere nell’ambito del processo che lo vede imputato.

La notizia della dispensa è stata data dal presidente del tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, all’inizio dell’udienza di questa mattina, l’undicesima del procedimento avviato per il caso della compravendita del palazzo di Sloane Avenue, nel cuore di Londra. Il segreto pontificio era stato invocato nell'udienza dello scorso 17 marzo dallo stesso Becciu, privato delle prerogative cardinalizie dal Papa ancor prima del rinvio a giudizio. Pignatone gli aveva chiesto direttamente se sui suoi rapporti con Cecilia Marogna, anche lei imputata, intendesse mantenere il segreto pontificio e il cardinale aveva risposto affermativamente, pur aggiungendo di essere «disposto ad accettare ciò che sarà deciso dalle autorità competenti». Di conseguenza il Tribunale aveva chiesto alla Segreteria di Stato se sussistesse ancora l’attualità del segreto.

Oggi Pignatone ha letto la risposta al quesito. A vergarla lo stesso cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, che ha scritto di averne parlato direttamente con Bergoglio e che questi dispensava il cardinal Becciu dal segreto pontificio. Riprenderà quindi il 7 aprile l’interrogatorio del prelato, che un paio di settimane fa definiva «assurde, incredibili, grottesche, mostruose» le accuse mossegli e denunciava il danno che esse gli avevano causato. Ma senza evitare di aggiungere che il suo desiderio era «che la verità venga al più presto proclamata».

Il resto dell’udienza odierna ha visto la prima parte dell’interrogatorio di un altro imputato, monsignor Mauro Carlino: quattro ore e più di racconto inframezzato da ripetuti richiami alla propria probità e alla volontà di essere testimone di fede e vita sacerdotale. Interpellato dal Promotore di giustizia Alessandro Diddi, se fosse a conoscenza della cooperativa sarda Spes, Carlino ha risposto affermativamente dicendo anche che «il cardinale Becciu gli diceva che la diocesi di Ozieri era povera. Sapevo anche che il fratello del cardinale lavorava nella Spes». Carlino ha detto anche di essere a conoscenza del fatto che «la Cei elargiva somme alla Caritas di Ozieri». Su questo punto non si è proceduto nell’interrogatorio perché si è saputo che è stato aperto un altro procedimento.

Nel gennaio del 2019, riferisce Carlino, Pena Parra «ebbe quasi uno sfogo» parlando di un «grande errore»: nel tentativo di rientrare nel pieno possesso del palazzo di Sloane Avenue a Gianluigi Torzi, uno degli accusati, era stato permesso di trattenere mille azioni con diritto di voto. Una circostanza che di fatto esautorava il Vaticano da ogni possibilità di far valere i propri diritti sull’immobile. Addirittura si temeva che Torzi potesse vendere il palazzo ad altri. Si aprono le trattative, nelle quali Carlino dice di aver svoto solamente un ruolo di collegamento tra il finanziere e la Segreteria. «Non ho mai mosso un dito senza autorizzazioni superiori», dice e ribadisce rispondendo alle domande di Pignatone, Diddi e delle parti civili, «è una vicenda in cui io mi sono trovato catapultato».

Il Papa, nel frattempo, «ogni martedì alle 18» riceveva la visita di Pena Parra che lo teneva informato tra le altre cose anche dell’andamento della trattativa, e l’atteggiamento del Pontefice era riassumibile nel desiderio di pagare il meno possibile per riappropriarsi del palazzo di Sloane Avenue e chiudere la questione. Su questo e sui rapporti con Cecilia Marogna potrebbe tornare a parlare Becciu, il 7 aprile prossimo. Il cardinale, due settimane fa, aveva toccato anche l’argomento degli aiuti finanziari fatti pervenire ad alcune iniziative sociali della diocesi di Ozieri e alla cooperativa Spes che in questo ambito operava.

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