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Botte dei bulli a scuola e tenta il suicidio. Indagati sei minori per le umiliazioni

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Valeria Di Corrado
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Bollato come «infame» perché aveva osato raccontare alla madre che i suoi compagni di scuola lo avrebbero costretto ad assumere della sostanza stupefacente, tanto da farlo sentire male. Un affronto che i sei bulli - di età compresa trai 15 e i 16 anni- non potevano tollerare. Si sarebbero quindi vendicati con Paolo (nome di fantasia, ndr) e lo avrebbero «spintonato, schiaffeggiato, costretto a inginocchiarsi e chiedere scusa mentre veniva ripreso con uno smartphone (il video è stato poi diffuso in rete)». Sopraffazioni e umiliazioni che hanno portato il ragazzino a tentare il suicidio. I sei componenti del «branco» sono ora indagati dalla Procura minorile di Roma per spaccio di stupefacenti, atti persecutori, lesioni aggravate e rapina aggravata ai danni del coetaneo e di sua madre. Il gip del Tribunale per i minori, Federico Falzone, ha prescritto loro di «mantenersi ad una distanza di 50 metri» dalla vittima, di interrompere qualsiasi contatto con lui «personale, telefonico o per il tramite di qualsiasi canale di comunicazione, anche telematica (mail, whatsapp, facebook, ask, ecc) e di astenersi dal commentare il comportamento e le denunce» del coetaneo.

 

 

Le indagini svolte dai carabinieri della stazione di Monte Mario, tra dicembre 2021 e febbraio 2022, scaturiscono dalle confidenze fatte dal minore alla madre, dopo un malore per l'assunzione della droga leggera che gli sarebbe stata ceduta dai 6 «bulli». La donna ha contattato i genitori dei ragazzini, che frequentano l'Istituto alberghiero «Domizia Lucilla», zona Gemelli-Torrevecchia. «Ciò scatenava la reazione dei giovani indagati che non tolleravano - si legge nell'ordinanza del gip- quel che veniva considerata un'indebita delazione, che connotava la persona offesa quale "infame", secondo una logica tipica di ambienti e subcultura delinquenziali». Il racconto della vittima, raccolto prima in una denuncia e poi nel verbale di sommarie informazioni del 28 febbraio scorso, fa riferimento a «una serie di intimidazioni e vessazioni», anche verso la madre della vittima, la quale ha riferito «dell'arroganza mostrata da alcuni degli indagati». In particolare, uno di loro, il 23 febbraio, «le sputava in faccia, ingiuriandola».

 

 

In un altro episodio risalente al 3 dicembre 2021, Paolo veniva circondato vicino alla stazione Monte Mario da 4 degli indagati: uno di loro si mostrava interessato alla felpa della vittima, un altro «lo bloccava per un braccio sottraendogli il telefono cellulare», mentre il primo «dava un pugno al suo amico». Il pm aveva chiesto la misura dell'accompagnamento dei 6 minori in comunità, mentre il gip ha deciso che è sufficiente il distanziamento. «Nell'interrogatorio hanno tutti negato gli addebiti, alcuni hanno negato che fossero presenti alle situazioni contestate - spiega l'avvocato Luca Parisi, che assiste 3 degli indagati - hanno ammesso solo che c'era stato un litigio con la vittima per uno spinello, che hanno negato di avergli ceduto. Uno ha dichiarato di non conoscere nessuno, forse c'è stato errore d'identificazione».

 

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