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La Regione cerca medici da mandare in Ucraina ma il Lazio è sguarnito
Mentre prosegue la «richiesta disponibilità di personale sanitario per l’emergenza-Ucraina» nella Regione Lazio, che ha fatto avviare una ricognizione alle aziende sanitarie per arruolare operatori volontari disponibili «alle attività di assistenza sanitaria nelle aree interessate al conflitto nonché nei paesi limitrofi», il fronte ospedaliero laziale si rivela sempre più sguarnito di camici bianchi. Al punto che, per cercare di recuperare le decine di migliaia di interventi rinviati in questi due anni di pandemia, le Asl si vedono costrette ad ingaggiare i chirurghi a «gettone», in attività aggiuntiva oltre il normale orario di lavoro, in regime libero-professionale da 60 euro l’ora. Come nell’Asl Roma 5, ad esempio, dove ci sono oltre 500 pazienti in fila per il «Recupero delle liste di attesa riguardo alle prestazioni chirurgiche non erogate al I gennaio 2022». Un conto sottostimato, almeno secondo Guido Coen Tirelli, segretario regionale del sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed: «Ma sono molti di più, 500 ne ho solo io in lista nel mio reparto di Otorinolaringoiatria al Sant’Eugenio.
Un numero esatto regionale è difficile averlo, ma sono tantissimi gli interventi da recuperare. Perché solo nel nostro ospedale prima del Covid la chirurgia effettuava 8 sedute al giorno, che poi si sono ridotte fino a due. Le operazioni chirurgiche non urgenti sono tutte slittate fino a 6 mesi. Anche perché il problema principale è stata la riduzione dei posti letto». Amputati per i due terzi nell’Asl Roma 5: «Negli ultimi due anni I’emergenza Covid ha comportato una drastica riduzione dell'attività della Chirurgia dell’ospedale di Tivoli, sia in termini di capacità alberghiera (riduzione dei posti letto da 32 agli attuali 11) sia di volume operatorio (una seduta settimanale). Allo stato attuale la lista dei pazienti in attesa di ricovero diurno consta di 170 pazienti», ha scritto l’Asl del quadrante est della provincia romana. Che ha altri 4 ospedali «in grave carenza di personale medico»: a Monterotondo le «liste di attesa di tutte le attività sono, per tutti i livelli di priorità, lunghe e in continua crescita: totale pazienti in lista d’attesa 133».
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Anche a Colleferro c’è stato «un aumento dei pazienti nelle liste di attesa e di fatto non garantendo più i tempi di cura le persone affette da patologie di classe B, C e D». A Palestrina si «richiede un incremento lavorativo giornaliero maggiore in questo periodo di pandemia». Mentre «l'Equipe Chirurgica presso il Presidio di Subiaco avrebbe necessità di almeno 6 dirigenti medici», invece ne ha solo la metà, con un «computo orario che risulta già gravemente insufficiente per la copertura della sola guardia chirurgica (che ne richiederebbe circa 740 mensili o addirittura 1480, se effettuate secondo le attuali normative vigenti)», scrive l’Asl. La quale, per cercare di coprire questi buchi negli organici, ha chiesto il «ricorso all'attività aggiuntiva fino a giugno quantificabile in 1.210 ore mensili».