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Gualtieri punta tutto sull'Expo. Le promesse per l'esposizione universale del 2030

Pier Paolo Filippi
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]Il recupero delle Vele di Calatrava a Tor Vergata, i padiglioni disegnati dall’archistar Carlo Ratti, una nuova linea metro per trasportare i 30 milioni di visitatori attesi, un giro d’affari di 46 miliardi di euro e via dei Fori Imperiali completamente pedonalizzata per dire al mondo che «Roma is back» e si prepara a mostrarsi al mondo con una nuova faccia. È partita ufficialmente ieri da Dubai la lunga marcia della capitale per ottenere la candidatura all’Expo 2030.

A illustrare il progetto, nel Padiglione Italia dell’esposizione universale in corso negli Emirati, il sindaco Gualtieri, il presidente del Comitato di candidatura Giampiero Massolo, il direttore generale del Comitato Giuseppe Scognamiglio l’architetto Carlo Ratti e Paolo Glisenti, Commissario generale per l’Italia a Expo 2020. Come ampiamente anticipato, il luogo scelto per l’evento è il quartiere Tor Vergata che sarà oggetto di un ambizioso intervento di rigenerazione urbana e innovazione. «Un’opportunità per Roma di appassionare ancora una volta il mondo intero», ha detto Gualtieri.

 

La scommessa del progetto è duplice: da un lato, ospitare le migliori idee su come ripensare la relazione tra persone e territori, rendendo l’evento mondiale un crocevia di intelligenze e avanguardie dell’innovazione. Dall’altro, concepire l’Expo come occasione per avviare un’imponente opera di rigenerazione urbana. Non solo dell’area dell’Expo, ma di un intero quadrante di Roma, ricco di potenzialità nel suo mix di natura, storia e scienza. Consulente Creativo per la visione strategica di Expo 2030 Roma sarà Carlo Ratti, professore al Mit, direttore del Senseable City Lab, che ha svolto un ruolo cruciale nelle ultime due Expo. Tra i suoi progetti recenti in questo ambito vi è il masterplan per Mind (Milano Innovation District), che ridefinisce l’ex area di Expo 2015 e la progettazione del Padiglione Italia. «Il sito su cui si svilupperà Expo 2030 riguarda uno spazio di 210 ettari - ha detto l’architetto Carlo Ratti. Grazie alla presenza del campus universitario di Roma Tor Vergata, delle numerose preesistenze archeologiche e portando nuove infrastrutture della mobilità come la metropolitana, ha spiegato, «creiamo un ecosistema di innovazione che sarà utile per tutta l’Italia del domani» poiché «è inutile ricordare che Roma è al centro del Paese. Il progetto di candidatura di Roma Expo 2030 vuole indicare un modo nuovo di promuovere la convivenza urbana, superando la tradizionale separazione tra centro e periferia. Anche perché entro il 2050 le metropoli ospiteranno i due terzi dell’intera popolazione mondiale. A Roma tutti i Paesi partecipanti potranno dare il proprio contributo per individuare il modello di convivenza urbana del futuro. È un arco a ispirare il logo di Roma Expo 2030, realizzato con tecnologia Nft (non-fungible token), che simboleggia l’idea di un futuro che punta ad unire le persone.

 

«Non è solo Roma ma è l’Italia intera che si candida ad ospitare Expo2030 - ha detto il presidente del comitato promotore Giampiero Massolo - L’Expo non è solo un volano di lavori, un concentrato di innovazione tecnologica ma mette molto in evidenza il paese che la ospita. Credo che l’Italia del 2022, proiettata nel 2030, che sono gli anni del bilancio sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile dell'Onu, possa dire la sua con autorevolezza. Per questo noi stiamo facendo l’Expo di un intero paese, con al centro la sua capitale». L’evento, come ha spiegato l’assessore al Commercio Monica Lucarellli, genererà ricadute economiche per 46 miliardi euro. Un motivo in più per dedicare anima e corpo alla candidatura, anche perché la guerra in Ucraina probabilmente eliminerà due potenziali avversarie come Mosca e la città di Odessa sul Mar Nero. All’evento di presentazione, denominato «Future is our history: Expo 2030 Roma» hanno partecipato in collegamento anche i ministri degli Esteri e delle Infrastrutture Luigi Di Maio ed Enrico Giovannini.

 

«Sono fiducioso che sarà prestata un’attenzione particolare alla candidatura di Roma», ha detto Di Maio. Expo Roma 2030, ha affermato Giovannini, «è molto più di una idea è un messaggio importante e serio per il mondo. Italia e Roma vogliono essere al centro del nostro futuro, vogliono essere il posto in cui nel 2030 secondo l’Agenda 2030 controlleremo se nella decade dello sviluppo sostenibile saremo in grado di raggiungere tutti i target decisi dall’assemblea Onu».

Il quartiere dell’Esposizione sarà realizzato sulle aree a nord delle "Vele" e su quelle che si trovano sul lato destro di via dell’Archiginnasio, che diventerà quindi lo "square" centrale e la via di accesso principale al sito, anche grazie al nuovo tram che prenderà il posto della linea Roma-Giardinetti, e che sarà prolungato proprio nell’area dell’Expo, già ribattezzato «Metro G». L’area si estenderà poi a nord fino alla zona della grande adunata del Giubileo del 2000. Con l’Expo rinasceranno dunque le vele di Calatrava, anche se la discussione sul futuro del progetto non è stata ancora ufficialmente avviata. Molto più avanti, invece, è il progetto sul prolungamento del tram che da Termini, sul percorso della vecchia Roma-Giardinetti, porterà proprio a Tor Vergata (Metro G). L’opera è stata già finanziata e dovrebbe rientrare tra quelle da realizzare entro il Giubileo del 2025. Molte le fermate che saranno al servizio del futuro quartiere dell’Expo: Parco di Torrenova, Tenuta di Torrenova, De Curtis, Ingegneria, Economia, New Cambridge, Policlinico Tor Vergata, Archiginnasio e Città dello sport. 
 

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