Roma, razzia di palazzo Odescalchi: il video del maggiordomo che imbarazza i nobili
Noblesse oblige: la «nobiltà comporta obblighi», oltre che privilegi. Il proverbiale motto, attribuito al duca de Lévis, non sembra appartenere alla famiglia Odescalchi, specie se tra questi obblighi includiamo quello morale e di legge di tutelare il patrimonio artistico, architettonico e culturale. Palazzo Odescalchi, nella centralissima piazza Santi Apostoli di Roma, sembra ormai un bel contenitore vuoto.
All’esterno si erge la facciata seicentesca ideata da Gian Lorenzo Bernini, considerata un vero e proprio modello per i prospetti dei palazzi barocchi italiani ed europei. Ma basta varcare il portone di ingresso per accorgersi che è rimasto ben poco dei fasti di un tempo.Il cortile porticato disegnato da Carlo Maderno (a cui si deve anche la realizzazione della facciata e della navata longitudinale della basilica di San Pietro) sembra il parcheggio di un centro commerciale. Auto di grossa cilindrata, suv e moto sono posteggiate ovunque, tra le colossali statue romane che adornano i portici. I fili delle antenne satellitari cingono le spalle di un togato romano dallo sguardo perplesso.
Il senso di spaesamento prosegue quando si intravede, in un locale al piano terra che affaccia sul cortile, quella che all’apparenza sembra la cucina di un appartamento: un tavolo di legno rovesciato per terra e fatto in tanti pezzi, e un asse da stiro con sopra appoggiati dei guanti che hanno le striature di una bistecca, fanno però capire che si tratta di un’installazione di arte contemporanea. Ma non è né un negozio, né un museo. «Per entrare bisogna prendere appuntamento sulla nostra pagina Instagram "Struttura"», spiega un ragazzo seduto all’ingresso con un cagnolino Jack Russel. A fianco degli operai sono al lavoro per ristrutturare gli interni di quelli che, molto probabilmente, verranno venduti o locati come mini-appartamenti o studi. Un annuncio immobiliare di luglio 2020 recitava così: «Proponiamo per la prima volta in vendita un piacevole e caratteristico ufficio nel prestigioso Palazzo Odescalchi.
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L'immobile è suddiviso in tre locali e caratterizzato dai bellissimi soffitti a volta, alti quasi sei metri. Il piano terra, l’ingresso indipendente e il prezioso servizio di guardiania rendono l'appartamento in vendita comodo da usufruire per lo svolgimento di diverse attività lavorative». L’offerta per l'acquisto di questa piccola porzione del Palazzo - ampia 145 metri quadrati - era di 1.240.000 euro.
Lo scalone interno, progettato da Luigi Vanvitelli (autore della Reggia di Caserta) e ora deturpato da pareti annerite e crepe, conduce alle residenze dove abitano una trentina di discendenti del principe Alessandro Odescalchi (stroncato da un infarto nel 1989) e della principessa Amelia Lante della Rovere, deceduta lo scorso 18 maggio, lasciando tre figli (Carlo, Innocenzo, Federico e Giulia), nipoti e pronipoti. Oltre agli appartamenti dei nobili, tra il primo e il secondo piano si trovano diversi studi legali (compreso quello Ripa di Meana), gli uffici di Vodafone e della casa d’aste del Regno Unito «Sotheby’s», la stessa alla quale - stando a un video pubblicato di recente su YouTube, di cui gli inquirenti dovranno verificare l’attendibilità - sarebbero state vendute alcune tele. A parlare in questo video sarebbe un maggiordomo con accento straniero: «È venuta Giulia (Odeschalchi, ndr) con altre due persone e li ha portati via (...) Non gliene frega niente, ha buttato un sacco di cose... di mobili antichi, sfasciati (...) Quando stavano facendo i lavori abbiamo visto con la principessa un tavolo antico rotto. Questo dopo è sparito, non c’è più».
La Procura capitolina, sulla base anche di un esposto presentato da Bilotti Ruggi d’Aragona, ex marito della principessa Giulia Odescalchi, ha aperto un fascicolo, tutt’ora in fase di indagini preliminari. I carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale, coordinati dal pm Nicola Maiorano, stanno cercando di verificare se vi siano i necessari permessi della Sovrintendenza capitolina per realizzare modifiche strutturali su un immobile sottoposto a vincolo. L’altro profilo investigativo concerne la presunta vendita sul mercato internazionale delle opere contenute nel Palazzo.
Ad oggi, infatti, il Codice dei Beni culturali prevede il rispetto di alcuni vincoli imposti dalle Soprintendenze. Per far luce sulla vicenda, il 5 agosto 2020 l’onorevole Vincenza Bruno Bossio (Pd) aveva presentato un’interrogazione al ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, per sapere quali iniziative intenda assumere «a tutela del palazzo e delle importanti collezioni per scongiurare il danno irreversibile che si sta configurando sotto agli occhi di tutti da anni», a costo anche di arrivare «al sequestro preventivo dei dipinti Odescalchi», perché si rischia di «cancellare l’identità storica e contribuire alla dispersione all’estero di buona parte dei capolavori ivi custoditi sino ad oggi per 400 anni».
«Non è mai avvenuta una trasformazione dell’edificio e non è mai stato venduto alcun quadro all’estero», è la precisazione che avevano dato un anno e mezzo fa a «Il Tempo» i legali di Giulia Odeschalchi.