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Buttati 30 milioni, flop delle linee S a Roma

Pier Paolo Filippi
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Chiudono per manifesta inutilità le linee di trasporto "S", le corse che erano state istituite da Astral per conto della Regione Lazio in collaborazione con Roma servizi per la mobilità e Atac. Erano state messe in strada nell’aprile dello scorso anno per ridurre gli affollamenti sugli autobus dell’Atac in tempi di pandemia, ma da oggi saranno quasi tutte sospese. Delle 13 linee, che collegavano la periferia al Centro, in corrispondenza con i nodi di scambio Cotral e Trenitalia, restano attive solo la S13 Saxa Rubra-Termini e la S15 che va da Acilia a Piramide. D’altra parte, dopo oltre 9 mesi di esercizio, le 13 linee S erano ancora pressoché sconosciute alla gran parte degli utenti, mentre i bus giravano per la città desolatamente vuoti.

È lo stesso assessorato regionale ai Trasporti ad ammettere il flop. Dato il volume di traffico, spiegano dagli uffici dell’assessore Alessandri, quelle linee non risultano necessarie. Inoltre, il governo per adesso non ha stanziato risorse ulteriori per le corse covid. Tra i motivi dello scarso utilizzo delle linee "S" c’è la configurazione dei percorsi disegnati da Roma servizi per la mobilità. Dal momento che non ricalcano esattamente le linee gestite da Atac, e vista la scarsa comunicazione fatta, gli utenti non sanno nemmeno dove si trovano le fermate. La sua parte, inoltre, l’ha fatta anche la scarsa riconoscibilità dei mezzi. Esercitate con bus turistici, peraltro di colore diverso dalla livrea di Atac, non sembrano davvero dei mezzi del trasporto pubblico e si fatica a riconoscerle. Spesso, l’unico elemento distintivo è un semplice foglio di carta con su scritto il numero della linea attaccato sul parabrezza.

Per vedere girare questi autobus praticamente a vuoto, solo per il 2021 la Regione aveva affidato ad Astral 30 milioni di euro. Ciononostante, il servizio era stato anche prorogato fino al prossimo 30 giugno e adesso si è deciso di fermarle, creando non pochi problemi alle aziende di trasporto che contavano su questo sostegno. Anche perché sono state avvisate dello stop solo con qualche giorno di preavviso e adesso si trovano a dover riprogrammare tutte le attività.

Il contributo fino al 30 giugno, inoltre, valeva oltre un milione di euro per ognuna delle società di bus turistici. Soldi che adesso dovranno trovare il modo di recuperare. Alcune di queste imprese infatti, per mettere su strada le linee "S", avevano fatto assunzioni e investimenti anche rilasciando delle fidejussioni. «Un servizio importante, attivato anche per dare ossigeno alle imprese private di trasporto, si è trasformato in uno spreco di denaro, anche se negli ultimi tempi risultavano un po’ più utilizzate - dice Massimiliano Maselli, consigliere regionale di Fratelli d’Italia - Solo ora si accorgono che quelle linee disegnate da Roma servizi per la mobilità sono fatte male e inutili, ma noi avevamo provato a dirglielo in tutti i modi. Nelle province invece, dove questi bus percorrono le stesse linee del Cotral, il servizio funziona benissimo».
 

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