Roma, il caso del consigliere e del boss. Ma il Pd stavolta fa finta di niente
C’è da restare a bocca aperta. Un consigliere municipale del Pd si dice ammirato dal mafioso tornato in gattabuia giorni fa a Palermo, Giuseppe Guttadauro, il dottore delle cosche. I due, Guttadauro e Adriano Burgio – questo il nome del consigliere del Pd – erano in rapporti stretti.
In un’intervista al Messaggero, Burgio si è sperticato in elogi, “il dottore” lo affascinava e gli chiedeva cortesie alla Camera, “dove conoscevo un autista”. Che detta così farebbe anche ridere. Ma Burgio, eletto nel municipio dell’Eur non sarebbe indagato. Almeno così gli ha detto il suo avvocato. E questo nonostante che nell’ordinanza di arresto di Guttadauro, il consigliere Pd venga descritto dal magistrato come soggetto che offre “incondizionata disponibilità alla commissione di azioni criminose”. Il che non spiega - e se lo chiede pure lui – come faccia a restare a piede libero. Oppure la cosa opposta. Burgio si è dimesso da capogruppo del Pd e si è autosospeso dal partito. E neanche si capisce perché lasci i suoi incarichi, visto che pare un’anima candida senza che qualcuno gli chieda in che cosa consisteva la sua “incondizionata disponibilità”.
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Eppure, Guttadauro voleva dare una “lezione” all’allora ministro Mario Baccini per una questione di crediti lamentati con una banca da una nobildonna romana. Come se c’entrasse Baccini in cose del genere. Burgio frequentava quel mafioso che voleva impartire “lezioni” e immaginiamo di che genere. Se Burgio fosse stato di destra, nessuno ci toglie dalla testa il sospetto che l’avrebbero già sbattuto in galera. E il Pd sarebbe insorto contro la “mafia nera”. Come fecero per Mafia capitale, poi giudicata inesistente dalla Cassazione.
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Al segretario romano del Pd, Andrea Casu, le dimissioni di Burgio dagli incarichi sono sufficienti. Neppure una parola di vergogna. Quello capita solo con gli avversari politici. Guttadauro si è fatto 23 anni di carcere di cui 10 al 41 bis. Si può sapere come è arrivato Adriano Burgio alla candidatura al municipio dell’Eur? Chi si è mosso per lui? E soprattutto: gli inquirenti se ne sono accorti solo ora che un consigliere municipale era in combutta con un boss di Cosa Nostra?
È una storia davvero strana che esige più di un chiarimento. Chissà come si sarebbe comportato il dottor Pignatone… Com’era quella frasetta? Metodo mafioso? In questo caso ritengono che non ci sia, evidentemente. Però il diritto alla curiosità ci rimane.
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