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L'appello dei nonni ai giudici: non mandate i nostri nipotini in un istituto

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"Perché devono di nuovo dilaniare questa famiglia strappandole via i piccoli che hanno appena ritrovato una loro stabilità grazie alle cure amorevoli dei nonni e degli zii? Perché un padre che ha come unica colpa quella di aver protetto e supportato economicamente i suoi figli, che si è messo a disposizione dello Stato pur non avendo fatto nulla di male ai bambini e ha rinunciato alla sua genitorialità per il loro bene, continua a subire? Perché al contrario una madre e una nonna materna che fin dall'inizio si sono disinteressate riducendo i bambini addirittura in uno stato di malnutrizione e precaria salute vengono premiate e a pagare sono i minori? Perché sottrarre i minori da un ambiente in cui hanno trascorso serenamente tre anni della loro esistenza in una fase delicatissima, godendo dei massimi comfort e del totale sostegno e dei massimi servizi?". Inizia con tanti interrogativi l'appello dei nonni, tutori dei bambini per quasi 3 anni coadiuvati dagli zii, a seguito del pronunciamento della Corte d'Appello di Roma sulla collocazione di due minori presso una casa famiglia, strappati da dove vivono con i nonni.

M.V., di 5 anni, e F., di 3 anni, dovrebbero essere portati via martedì, allontanati da chi si è preso cura di loro da quando è stata tolta la genitorialità sia al padre che alla mamma, protagonisti di una separazione conflittuale, con tanto di denunce e indagini in corso. I nonni potranno vedere i nipotini solo una volta a settimana. Per i bambini anche il cambio della scuola: un ulteriore stravolgimento della loro vita. La famiglia 'coraggio' N. sul caso chiede quindi l'ascolto delle istituzioni.

"La Corte d'Appello non ha tenuto conto del fatto che l'affidamento dei minori ad un istituto produce profonde e irreversibili modifiche nelle relazioni tra i componenti del nucleo familiare- scrivono in una nota- si è preferito ignorare il forte attaccamento che i bambini dimostrano sia verso i nonni che gli zii paterni, tutti percepiti come figure di riferimento stabili ed affidabili; e questo grazie all'intervento del curatore dei bambini, che si è limitata, senza averli mai visti, a prendere per buona la relazione di una Ctu che la famiglia paterna aveva già ricusato per la sua completa inattendibilità. Perché porli di fronte alla possibilità di un nuovo traumatico distacco? Perché si predilige una modalità che mette di nuovo i bambini in mano alla mamma sulla quale pende una diagnosi di distacco ed anaffettività nonché un provvedimento penale per maltrattamento nei confronti di uno dei due minori? Sì, perché il tutore si è preso la responsabilità di mettere i figli accanto ad una madre ancora sotto accusa di maltrattamenti dal momento che non esiste ancora nessuna conferma della richiesta di archiviazione del gip Saverio Savio. A questo proposito dobbiamo ricordare che nei decreti non si parla dell'esito di un Pronto soccorso per il piccolo F. che riporta la dicitura 'sospetta violenza su minore' e che nessuno, a partire dai servizi sociali, ha cercato di verificare l'accaduto e, anzi, la denuncia è rimasta inspiegabilmente chiusa per 8 mesi nel cassetto di un commissariato".

"Una famiglia - prosegue il comunicato - che ha subito un trattamento scorretto in più occasioni, come quando è stata tenuta all'oscuro della nomina del tutore, cosa che ha costretto sia i nonni che i bambini a rimanere a Roma nelle settimane più calde dell'estate nonostante avessero una casa di proprietà al mare. Neanche il padre era stato messo al corrente, mentre la madre era informata: il decreto non dovrebbe essere letto da entrambi i genitori? Insomma, "ciò che resta dei legami familiari sani dovrebbe essere preservato e l'interesse dei bambini messo al primo posto - concludono i nonni e gli zii - Acclarato che i bambini hanno bisogno di entrambi i genitori, ci chiediamo perchè non sia possibile lasciarli nel nucleo familiare che li ha cresciuti finora in serenità, favorendo un sempre crescente numero di incontri con i genitori fino a quando questi potranno tornare in possesso della loro genitorialità".
 

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