Lotta per il traffico di droga, colpo ai clan italo-albanesi. Uno dei boss: «Sono l'Isis»
«È uscito il padrone di casa, è uscito l'Isis, mo andateve a chiudere tutti quanti...gli levate tutti i denti davanti». Sono solo alcune delle conversazioni intercettate dai carabinieri che hanno sgominato due bande italo-albanesi in guerra tra loro perla spartizione delle piazze dello spaccio della Capitale. Si tratta di una meticolosa indagine svolta dai militari con la quale è stata disegnata la storia degli ultimi due anni delle bande e di molteplici tentativi compiuti da due boss di assassinarsi a vicenda. Dalle conversazioni contenute nell'ordinanza di custodia cautelare che ha disposto l'arresto per 27 persone accusate, a seconda delle posizioni processuali, di associazione finalizzata al traffico di droga aggravata dal metodo mafioso, cessione e detenzione ai fini di spaccio, estorsione, danneggiamento a seguito di incendio, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da fuoco, è emerso inoltre come le bande volevano addirittura prendersi il traffico di droga di tutto il Lazio: «Voleva diventare il Capo dei capi...e mi disse "ascolta, noi due dobbiamo prendere tutta Velletri" e gli ho risposto "non solo Velletri, possiamo prendere tutto il Lazio noi due"».
Il capo di uno dei due gruppi, arrestato dai carabinieri, è risultato inoltre «vicino» a Fabrizio Piscitelli, conosciuto con il soprannome di «Diabolik», ucciso il 7 agosto 2019 al parco degli Acquedotti. «Portate l'aspirapolvere,», la «cassetta degli attrezzi», il «gelato», sono alcuni dei termini utilizzati durante le conversazioni dagli arrestati per parlare della cocaina e dell'hashish. Di entrambe le droghe, secondo gli inquirenti, gestivano un traffico di centinaia di chili, che poi smerciavano sul territorio romano.
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Le indagini riguardano sia il gruppo criminale che farebbe capo all'albanese Ermal Arapaj e avviata dai carabinieri di Frascati dopo l'omicidio di Cristian Di Lauro, avvenuto a Velletri il 27 dicembre 2017. E l'attività svolta a carico di Elvis Demce, sempre albanese, iniziata nell'aprile del 2020 subito dopo la sua scarcerazione con la concessione dei domiciliari. L'inchiesta sul gruppo legato a Demce Elvis è iniziata con il controllo della sua abitazione, al Prenestino. Dagli accertamenti sono emersi riavvicinamenti tra Demce e alcuni personaggi con precedenti di polizia, tra cui alcuni «vicini» a Piscitelli. Per l'approvvigionamento della cocaina, secondo i pm, il gruppo di Arapaj è accusato di rifornirsi in Italia da connazionali a Porto S. Elpidio nelle Marche, mentre all'estero faceva riferimento alla tratta olandese e colombiana. Il gruppo criminale risultava attivo a Roma, nei Castelli Romani, fino al Litorale Pontino.
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