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Nel Lazio la variante Omicron mette il turbo

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Antonio Sbraga
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La variante Omicron ha messo il turbo nel Lazio: qui corre più che nel resto d’Italia, e ha moltiplicato per ben 10 volte il numero dei contagi nel giro di un mese e mezzo (i «casi attualmente positivi» sono passati dai 20.441 del primo dicembre scorso a 204.481 con i 15.307 registrati ieri, di cui 8.547 a Roma).

Omicron sta prosciugando anche le emoteche laziali: «In questi giorni si stanno registrando carenze di sangue in diverse Regioni d’Italia, dovute alla nuova ondata di contagi Covid-19 da ascrivere alla diffusione della variante Omicron. Sono già cinque - quantifica il Centro Nazionale Sangue - le Strutture Regionali di Coordinamento che hanno fatto appello al sistema di compensazione interregionale: Toscana, Lombardia, Veneto, Abruzzo e Lazio, ma segnali di preoccupazione arrivano anche dal resto del territorio nazionale.

Sono al momento 1.240 le sacche di sangue richieste, ma è probabile che i numeri possano peggiorare ulteriormente nelle prossime settimane causando il rinvio di interventi di chirurgia elettiva in vari ospedali d’Italia per preservare le scorte di emocomponenti», avverte il Cns. «La diffusione di Omicron è di 2 punti superiore al valore italiano - conferma l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato - il valore Rt e l’incidenza nel Lazio sono più bassi di quelli nazionali, rispettivamente Rt a 1.13 (1.56 valore Italia) e incidenza a 1.392 per 100 mila abitanti (1.988 valore Italia)». Però ieri il Lazio ha sfondato sia quota 200 mila contagiati che in isolamento domiciliare (202.602), oltre che quota 200 degenti nelle Terapie intensive: nei reparti il tasso d’occupazione è arrivato al 22%, ben 12 punti in più della soglia critica tracciata dal Ministero. Ma preoccupa (oltre ai decessi: 25 ieri) anche l’incremento dei ricoveri nei reparti d’area medica: con i 55 delle ultime 24 ore il numero dei degenti-Covid è arrivato a 1675, pari ad un tasso d’occupazione del 26% (qui la soglia critica era al 15%).

Sono dunque ormai esauriti i 1.630 letti che gli ospedali della Rete-Covid avevano a disposizione fino a lunedì scorso, quando la Regione ha ordinato l’attivazione degli ulteriori «268 letti ordinari più 15 di Terapia intensiva da completare» progressivamente in attesa dell’ennesimo incremento previsto di «278 posti letto d’area medica e 57 di Terapia intensiva da attivare per fronteggiare lo scenario di rischio B». Ma il sovraffollamento continua anche nei 48 Pronto Soccorso laziali: alle ore 10 di ieri si contavano ben «678 persone in attesa di ricovero o trasferimento» (calati a 539 otto ore più tardi), con fino a 63 stipati nelle astanterie del Pertini, o 49 e 46 in cerca di un letto nei policlinici Umberto I e Gemelli.

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