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Roma, all'Ospedale Sant'Eugenio infettati medici ed infermieri. Focolaio Omicron al pronto soccorso

Antonio Sbraga
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È un Lazio "allettato" dalla variante Omicron, con i degenti-Covid che ieri hanno sfondato quota -mille (1025), raggiungendo un tasso d'occupazione del 17% nelle aree mediche, tra il picco dei nuovi positivi (4.288 di cui 2.114 a Roma) che non risparmia neppure gli operatori sanitari del Pronto Soccorso del Sant' Eugenio. Dove ieri mattina è divampato un focolaio, che finora avrebbe contagiato almeno 12 infermieri e un medico. Una sorta di ritorno di fiamma per il nosocomio di Piazzale dell'Umanesimo, arrivato 3 mesi dopo il precedente cluster, che nel settembre scorso toccò ben 3 reparti (Medicina, Geriatria e Nefrologia), con la conseguente sospensione dei nuovi ricoveri. Stavolta, invece, il perimetro sembra per ora ristretto al Pronto Soccorso nel quale, dopo i primi due casi di una dottoressa risultata positiva insieme ad un'infermiera, i venti operatori sanitari in servizio sono stati subito sottoposti al tampone molecolare. Gli esiti hanno fatto mandare a casa anzitempo 12 infermieri e per questa mattina si attendono i referti di altri 20 test (in tutto gli operatori del Ps sono 60).

 

 

Nell'occasione del precedente focolaio del settembre scorso il direttore sanitario del Sant'Eugenio chiese ai primari di tutti i reparti «il completamento dello screening di tutto il personale dipendente e delle ditte esterne; l'interdizione degli accessi a reparto di parenti -visitatori; il blocco temporaneo dei trasferimenti presso le strutture di ricovero post-acuzie; la dimissione dei pazienti che possono rientrare al proprio domicilio in isolamento fiduciario sino al completamento del periodo di isolamento e la progressiva liberazione delle aree di degenza e sanificazione periodica -terminale». Tre mesi fa la direzione del Sant'Eugenio ritenne anche «necessario adottare una urgente e temporanea rimodulazione delle attività assistenziali che consenta di creare una "zona grigia" per i pazienti sospetti che accedono in Pronto Soccorso». Il Sant'Eugenio è uno dei 21 ospedali della rete-Covid con 20 posti letto d'area medica più altri 20 «da attivare» e «10 più 6 di Terapia intensiva in preparazione in caso di Rischio A» ed ulteriori «20+6 in preparazione in caso di Rischio B». Perché la «successiva preparazione della Rete Covid è stata sviluppata in relazione a due modelli di aumento dei casi: il primo corrisponde all'attuale osservazione di una crescita lineare, il secondo ha l'obiettivo di dare una risposta all'incremento dei casi determinato dalla rapidità di diffusione della nuova variante Omicron», ha scritto la Regione.

 

 

Una pianificazione che, in caso di "Rischio A", prospetta l'attivazione in tutto il Lazio di altri 292 letti (241 di area medica + 51 di terapia intensiva, per arrivare ad un totale complessivo di 1782 posti-Covid). Oppure, in caso di "Rischio B", prefigura l'attivazione di ulteriori 527 letti (437+90) sfondando quota-2mila (2017: 1736+281). Uno scenario che ci riporterebbe indietro di un anno: rispetto al 28 dicembre 2020, invece, «ci sono 1.795 ricoveri in meno in area medica, 172 in meno in terapia intensiva, 18.052 isolati a domicilio in meno e 28 decessi in meno - sottolinea l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato - Numeri che dimostrano l'importanza della vaccinazione».

 

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