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I rifiuti con il Covid te li tieni in casa. L'incredibile condanna per chi sta in isolamento

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Pier Paolo Filippi
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Convivere con il Covid e passare la quarantena, anche nei giorni di Natale, con l'immondizia dentro casa. Con oltre 47mila cittadini del Lazio in isolamento domiciliare a causa del virus, di cui circa la metà nella capitale, sono sempre di più i romani che si trovano alle prese con il problema di non sapere come smaltire i rifiuti domestici. Impossibilitate a uscire dalle abitazioni, vuoi perché positive, vuoi perché comunque a rischio essendo entrate in contatto con un contagiato, molte persone in quarantena non sanno più dove stipare i rifiuti che spesso vengono ammassati sui balconi trasformati in micro discariche casalinghe. «La mia famiglia è in quarantena e abbiamo il terrazzo stracolmo di immondizia - denuncia Anna P., una donna di 44 anni che risiede a Monte Mario - Ho contattato tutte le istituzioni coinvolte, Ama, protezione civile, Asl, ma sembra che questo servizio non esista». Un'esperienza, quella della donna, condivisa ormai da centinaia di nuclei familiari sparsi nei diversi quartieri della città.

 

 

In realtà un servizio di ritiro rifiuti a domicilio per le persone in quarantena o in isolamento era stato attivato lo scorso anno. A garantirlo erano delle ditte private per conto dell'Ama che su segnalazione delle Asl facevano un giro di raccolta a domicilio dalle persone interessate. Un servizio che era stato reso possibile grazie a una convenzione tra Roma Capitale e Ama, che però è scaduta agli inizi della scorsa estate e non è stata rinnovata proprio perché i numeri dei contagi inducevano a un certo ottimismo ma man mano che i giorni passano il problema sta diventando sempre più rilevante. Tante le segnalazioni che arrivano agli uffici dell'Ama e in Campidoglio, dove si sta cercando una soluzione da mettere in campo già dai prossimi giorni.

 

 

Molto probabilmente, spiegano dall'assessorato all'Ambiente, a occuparsi del ritiro dei rifiuti delle persone in isolamento potrebbero essere associazioni di protezione civile sanitaria, come ad esempio la Croce Rossa, che già effettua la consegna dei medicinali alle persone che non possono uscire di casa. In questo senso sono in corso interlocuzioni tra la protezione civile comunale e quella regionale per verificare la disponibilità delle associazioni. Nel caso l'operazione non dovesse andare in porto, si tornerebbe alla convenzione con l'Ama.

 

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