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Stangata per le discoteche, lo sfogo del proprietario del Piper Club: chiusure un danno per l'Italia

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Un anno terribile per le discoteche. La pandemia continua a colpire, vista la recente decisione del governo di chiudere i locali da ballo fino al 31 gennaio 2022. Intervenuto ai microfoni di Notizie.com, il patron del Piper Club, Giancarlo Bornigia, si è lasciato andare a un lungo sfogo: “Ovviamente questa scelta mi trova assai contrariato – ha detto il proprietario dello storico locale romano –. Anche perché le decisioni vengono prese solo su una base morale non di certo su cognizioni scientifiche o comunque razionali. Il fatto che il virus si stesse propagando maggiormente nei mesi invernali poteva quanto meno far sì che ad ottobre, quando si è deciso di riaprire le discoteche, ci fosse inserito un alert, un paletto, per spiegare che in caso di un aumento dei contagi nel mese di dicembre le attività sarebbero state sospese, oppure dirle sin da subito. Che le pandemia di questo genere abbiano un aumento nei mesi invernali era abbastanza risaputo”.  

 

 

La colpa è di chi durante la pandemia è stato chiamato a decidere: “La mancanza di un governo capace di durare nel tempo, cambiano decisione ogni sei mesi, rende ancor più difficile i colloqui. Quindi il governo si trova poi nel dover assumere delle decisioni estemporanee, anche dal punto di vista risarcitorio, che lasciano il tempo che trovano. Non risolvono il problema a livello sostanziale o strategico di lungo periodo. Sono solo dei contentini una tantum per farci stare buoni, ma questo è deleterio per la gestione di un paese. Soprattutto per un’industria come quella dell’intrattenimento che comunque cuba qualche miliardo di euro. Sono senza parole”.

 

 

Un danno economico non indifferente per tutto il settore: “Io stimo una perdita tra i 50 e i 60 milioni di euro di mancati incassi nel nostro Paese per l’annullamento della serata di Capodanno. Se poi andiamo a ragionare fino al 31 di gennaio, diciamo che possiamo aggiungere altri 80 milioni di euro per la mancata apertura di quattro fine settimana consecutivi. A questo dobbiamo aggiungere tutto l’indotto, ovvero tutte le forniture (beverage e food) che non vengono fatte, il mancato impegno degli ingaggi che vengono assunti con le maestranze e con gli artisti, tutta la pubblicità che salta per promuovere i nostri eventi, il danno economico è importante. Ecco perché io dico che il danno lo si fa al Paese, non solo a noi. Solo un locale come il Piper ha circa 80 persone segnate regolarmente. Se diciamo che non tutti i locali sono grandi come il Piper, anche se ce ne sono di più grandi come il Qube, io stimo una media di 50 persone per duemila aziende sono 100 mila persone che per un mese rimarranno senza lavoro e senza nessun aiuto”.

 

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