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Expo 2030, le mosse di Roma per vincere il derby mondiale con le altre città candidate

Francesco Storace

È un derby mondiale Expo 2030. Il suo valore è circa 45 miliardi di investimenti. È una partita che Roma deve vincere e per questo deve spendersi su tutto lo scacchiere internazionale. La prima tappa è stata ieri, dove la candidatura della Capitale d’Italia è stata presentata in modalità virtuale dal commissario designato per la «conquista» dell’evento, l’ambasciatore Giampiero Massolo, assieme al sindaco della città Roberto Gualtieri e al ministro degli esteri, Luigi Di Maio. 

A decidere sarà il plenum di 170 stati entro il 2023 e si procederà per tappe successive. 

  

 

È un evento che riguarda solo Roma? No, è una grande opportunità per l’intera Nazione e anche per questo c’è una mobilitazione generale a livello politico ed economico per poter acquisire il massimo di consensi a livello internazionale.

La concorrenza - come è normale che sia - è agguerrita: in pista ci sono oltre a Roma Mosca, Odessa, Riyadh, Busan. Ovvero, Russia, Ucraina, Arabia, Corea del Sud. Roma è l’unica città dell’Unione europea ad essere in campo.

Ognuna delle sfidanti ha punti di forza che non vanno sottovalutati ed anche per questo è stata azzeccata la scelta dell’ambasciatore Massolo, profondo conoscitore di pregi e difetti delle più diverse nazioni.

 

I sauditi hanno dalla loro la forza economica che è nota e un largo sostegno dei paesi arabi, funzionale alla loro politica di alleanze, con l’impegno diretto del principe ereditario Salman. Questi punta a dare un’immagine diversa del regime.

La forza dei coreani sta nella loro capacità organizzativa, favorita economicamente anche dalla presenza di grandi gruppi modello Samsung. Per i voti necessari ad aggiudicarsi Expo 2030 puntano sui paesi asiatici.

Mosca, ovviamente, non si arrende e confida sul suo peso come potenza globale, il che è già per sé un argomento di forte persuasione. Ed è la terza volta che ci provano. 

Per chi se ne intende restano gli ucraini, che sembrano destinati a soccombere, ma nelle votazioni a seguire molti potranno sceglierli proprio per reazione ai russi. 

 

L’analisi di scenario deve tenere conto anche dei punti di debolezza delle compagini che competono con la candidatura di Roma: gli stessi russi sono divisivi; i coreani scontano lo svolgimento di Expo 2025 in Giappone, quindi nella stessa area geografica; i sauditi hanno non pochi problemi reputazionali, che a livello internazionale contano e gli arabi sono già aggiudicatari dei mondiali di calcio in Qatar (anche se si tratta di diverse competizioni un effetto sulla scelta c’è comunque) e della stessa Expo di quest’anno a Dubai; gli ucraini hanno una oggettiva debolezza organizzativa.

In compenso, Roma ha dalla sua un carico di storia affascinante e la proposta di un tema che guarda al futuro. L’esposizione sarà intitolata «persone e territori: rigenerazione urbana, inclusione e innovazione». A sua volta Expo 20230 sarà preceduta dal Giubileo del 2025 e quindi da un evento straordinario e un modello di inclusione, da trasformare in un'opportunità per migliorare le infrastrutture della città, i suoi servizi e la sua capacità ricettiva. A tutto questo coopererà anche il sistema d’impresa. La scommessa del futuro punterà a realizzare quartieri basati sul concetto di prossimità, interconnessi, funzionali e sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico.