Rubavano i bancomat spediti ai clienti. Così spendevano i soldi
Intercettavano e rubavano i nuovi bancomat spediti ai clienti e poi spendevano i soldi. Ma prima telefonavano ai titolari delle card fingendosi dipendenti della banca per farsi dare i codici pin. È così che un’anziana romana di 75 anni residente nel quartiere Appio Nuovo a Roma si è vista prelevare a sua insaputa ben 12mila euro (nella foto d'archivio la persona è estranea ai fatti). La donna però non si è persa d’animo. Si è presentata nel commissariato di prossimità e ha denunciato tutto, facendo scoprire una gang che ha messo a segno almeno 40 colpi in questo modo, sia a Roma che in varie zone d’Italia. Tre le persone arrestate per ipotesi di reato che vanno dalla truffa aggravata in concorso, alla frode informatica e poi ricettazione, sostituzione di persona, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, indebito utilizzo e falsificazione di carte di credito e di pagamento sottratte dal circuito postale.
L’appello a denunciare
Le vittime poi potrebbero essere molte di più della quarantina finora accertate. «Chi ha subito ci racconti tutto senza timori» è l’invito degli agenti, che conoscono bene quanto possa essere difficile a volte denunciare quando si è stati vittime di un raggiro e la vergogna per esserci cascati talvolta è più forte del legittimo desiderio di individuare i malfattori e di avere giustizia. La vicenda ha avuto inizio a luglio 2020, quando l’anziana romana si è rivolta al Commissariato Appio Nuovo di Roma per denunciare una serie di prelievi non autorizzati sul suo conto, con cui le erano stati sottratti circa 12 mila euro, vacendo scoperchiare il vaso di Pandora.
La telefonata
Il tutto era avvenuto a seguito di una telefonata ricevuta dalla vittima: una donna, che si è presentata come dipendente della banca di cui la vittima era cliente, paventando alcuni problemi con l’invio del nuovo bancomat, era riuscita a convincere l’anziana a fornirle il codice pin della sua nuova tessera, che la stessa aveva ricevuto pochi giorni prima. Già dai primi accertamenti è emerso che il fatto denunciato al commissariato Appio non era un caso isolato. Gli investigatori, lavorando su più di 40 episodi simili, avvenuti su tutto il territorio nazionale, hanno capito che il presunto gruppo criminale, con modalità che sono a tutt’oggi oggetto di accertamento, entrava in possesso delle lettere contenenti le nuove tessere bancomat/carte di credito destinate ai clienti del noto bancario. Buona parte di queste lettere sono state rubate nei compartimenti postali di Padova, ma risultano degli ammanchi simili anche da Bologna e Peschiera Borromeo.
I contatti con le vittime
Con in mano le tessere, i malviventi iniziavano a chiamare i clienti ben sapendo che, con altre modalità, erano già entrati in possesso del pin, cercando di estorcere la combinazione di 5 numeri. Chi non voleva fornire il pin a voce veniva invitato a digitarlo sul proprio telefono cellulare, questo perché sul telefono del truffatore era istallato un D.T.M.F. (dual tone multi-frequency), ovvero un sistema di codifica, usato in telefonia per decriptare codici numerici sotto forma di segnali sonori in banda audio. Dopo aver acquisito i pin, al fine di sfruttare il più possibile la disponibilità di conti correnti particolarmente nutriti ed evitare di fermarsi al semplice prelievo consentito dal plafond, spostavano mediante bonifici somme di denaro verso conti correnti più "poveri", sempre appartenenti allo stesso istituto di credito, di cui era stata sottratta la carta bancomat, unitamente alle carte bancomat delle vittime. Tali conti correnti, il cui iban era riportato sulla carta stessa insieme al nominativo del correntista, venivano utilizzati come conti di transito. Successivamente, da questi, una volta accertato il movimento bancario, procedevano al prelievo di altre somme.