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Pioggia e rifiuti. Roma in ginocchio tra maltempo e immondizia

Susanna Novelli
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È stato il primo giorno di vera pioggia a mettere a nudo i mali di Roma. Strade allagate, traffico in tilt, un tram deragliato a Trastevere, un pezzetto di muro dei Mercati di Traiano staccato, una tubatura esplosa in via della Pisana e tanti, tanti rifiuti in strada, complice anche lo sciopero dell’Ama. Verrebbe da dire «Benvenuto sindaco Gualtieri». Presto certamente per assumersi la responsabilità delle immagini di ieri di una Roma in ginocchio, abbastanza però per pensare forse a un cambio di rotta. E già perché le operazioni «spot» stile veltroniano non funzionano più. Ad esempio il piano di pulizia straordinario non solo sta già subendo pesanti ritardi, ma poteva forse essere strutturato meglio, ad esempio dando la priorità allo spazzamento delle foglie e la pulizia delle caditoie, soprattutto nelle zone più sensibili. E le foto in pagina ne sono una dimostrazione. Da piazzale Clodio all’Aurelia dalla Magliana alla Casilina. Pulire invece solo alcune aree, come avvenuto a Tor Bella Monaca e Ostiense, serve a poco, oltre al rischio di sperperare quei 40 milioni di euro miracolosamente trovati in fretta e furia dal neo primo cittadino.

 

 

Non solo, nel piano non si fa cenno alla raccolta dei rifiuti, per i quali, anzi, occorrerà trovare una soluzione per l’impiantistica perché - devono aver spiegato al sindaco - la spazzatura si può anche raccogliere ma non si sa poi dove portarla. «Stiamo portando decoro», ha detto Gualtieri sabato scorso, nell’indicare le due, tre strade per Municipio che saranno oggetto del suo piano di pulizia straordinario. Un bel passo avanti che rischia già di trasformarsi in scivolone, davanti a una città che non solo si aspetta moltissimo ma che non si fa più incantare da quel «vento» che non cambia mai. Così come il clamoroso caso del signor Di Lalla, un anziano di Don Bosco che, ricoverato in ospedale per qualche giorno, ha trovato al suo rientro la casa occupata da rom. Ci sono voluti circa venti giorni e una risonanza mediatica con pochi precedenti a far riavere, ieri, le chiavi di casa all’anziano signore, al quale è arrivata la telefonata del sindaco Gualtieri solo dopo che la vittima aveva ammesso di essere stato completamente abbandonato dal Campidoglio. E come sempre accade la toppa è peggio del buco. Non solo il primo cittadino ha telefonato solo dopo che il clamoroso disinteresse istituzionale è stato reso pubblico ma nel pomeriggio alla consegna delle chiavi erano presenti ben due assessori, Barbara Funari, responsabile delle Politiche sociali e Tobia Zevi, collega alle Politiche abitative. Una nota del Campidoglio riferiva poi della solidarietà espressa. Troppo poco.

 

 

L’impressione insomma è quella di una brutta copia dell’era veltroniana, in cui la comunicazione dettava tempi e risultati, incassava successi, nascondeva fallimenti. Sono passati un paio di lustri e la forma non interessa davvero più nessuno. Quelle strade allagate, quelle buche assassine, quei cumuli di spazzatura intorno ai cassonetti strapieni, quei mezzi pubblici strapieni, guasti e desueti. Quel clima di prepotenza e strafottenza dove c’è chi ti occupa casa, la riduce a brandelli e se ne va come niente fosse. Non basta una telefonata «postuma», non bastano note stampa in cui si annunciano spot che ogni romano, dopo cinque anni di Raggi, sa bene essere irrealizzabili, almeno nel breve periodo. Nessuno pretende miracoli. E promettere di farli può risultare un boomerang senza ritorno. Anche per il Partito democratico.

 

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