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Cucine da incubo in ospedale. Boom di chiusure, sequestri e multe: "Carenze igienico sanitarie"

Antonio Sbraga
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«Mensa insana» in corpore insano: in oltre un terzo delle mense ospedaliere controllate negli ultimi giorni dai carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità (Nas) i militari hanno rilevato diffuse «carenze igienico-sanitarie e strutturali» e anche 2 «gravi non conformità». Contestando ben 18 sanzioni amministrative per un importo totale di oltre 18.000 euro a carico di 43 dei 119 ospedali del Centro Italia controllati. Nei quali gli oltre 300 militari dei 12 Nuclei Antisofisticazioni e Sanità coinvolti hanno posto i sigilli a due cucine ospedaliere di Roma e Piacenza, sequestrato «50 chilogrammi di prodotti carnei con decorsa data di scadenza» presso un centro cottura autorizzato alla preparazione e distribuzione dei pasti in favore delle strutture ospedaliere di Oristano e denunciato in stato di libertà il legale rappresentante della ditta appaltatrice del servizio mensa in un altro ospedale romano per «l’omessa revisione dei dispositivi antincendio». Cuochi e fiamme, dunque, in questa sorta di «Cucine da incubo» in salsa ospedaliera. Nelle quali i controlli dei militari si sono concentrati sulla regolare posizione di impiego delle maestranze (a cominciare dal possesso della documentazione attestante la frequenza di corsi specifici di formazione e idoneità dell’abbigliamento da lavoro previsto). Ma anche sulla correttezza della gestione e la conservazione degli alimenti e delle procedure di sicurezza alimentare (in relazione anche alla loro tracciabilità e agli aspetti connessi all’etichettatura). E ovviamente sul rispetto dei requisiti igienico-sanitari e strutturali dei locali di preparazione dei pasti (sia quelli di lavorazione e cottura che i laboratori, i depositi alimenti, le celle o gli armadi frigoriferi, oltre che i locali di somministrazione, servizi igienici e spogliatoi).

 

 

In due ospedali di Roma e Piacenza i militari del Nas hanno riscontrato «gravi non conformità che determinavano l’adozione da parte delle Asl competenti del provvedimento di sospensione temporanea delle attività di confezionamento e sporzionamento dei pasti (successivamente assicurate da altro punto cottura autorizzato)». Una notizia che Il Tempo ha rivelato in esclusiva giovedì scorso, dando conto del blitz dei carabinieri alla cucina dell’ospedale Sant’Eugenio, dove sin dal gennaio scorso non si cucinavano più le pietanze, ma venivano solo confezionate nei piatti dopo il trasporto dalla cucina dell’ospedale «Pertini». Una situazione denunciata dal sindacato Fials, che «dal marzo scorso chiede la ristrutturazione della cucina del Sant’Eugenio e, prima dell'estate, aveva inviato un esposto al Nas, denunciando, tra l’altro, che il servizio della colazione ai pazienti del presidio ospedaliero Sant’Eugenio-Cto viene espletato attualmente dal personale ausiliario utilizzando i distributori automatici per bevande calde, installati in ogni reparto».

 

 

Ma l’Asl Roma 2, che ha la gestione diretta del nosocomio di Piazzale dell'Umanesimo, ha poi spiegato che «era già stato programmato il rifacimento dei locali della ristorazione presenti nell’ospedale con conseguente temporanea chiusura della cucina. Per far fronte a questa situazione, come avviene di solito, il pranzo e la cena verranno consegnati in porzioni mono uso dall’Ospedale Sandro Pertini mentre la colazione e la merenda viene fornita utilizzando distributori professionali riservati al solo uso dei degenti. A breve - ha concluso la direzione strategica dell’Asl Roma 2 - saranno riaperti i locali della mensa mentre la preparazione dei cibi all’interno del Sant’Eugenio avverrà al termine dei lavori di ristrutturazione».

 

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