Elezioni, Enrico Michetti lancia la sfida al rivale: "Io sto con i romani, Gualtieri scelto dai poteri forti"
Il Tempo raggiunge al telefono Enrico Michetti, candidato sindaco del centrodestra a Roma, negli ultimi, convulsi giorni della campagna elettorale,che si chiuderà venerdì alle 18 a Campo de’ Fiori. “Ho un po’ di influenza”, dice (si è sottoposto anche al test covid, ma è risultato negativo n.d.r) “ma supereremo anche quella”. E il colloquio non può iniziare da quel tema che si è abbattuto come una clava sulla campagna elettorale romana, ossia l’assalto alla Cgil da parte di frange estremiste di destra. Da lì, il confronto cittadino è stato asfaltato dallo scontro sulle patenti di democrazia affibbiate dalla sinistra, dalle accuse di contaminazioni neofasciste.
Che ne è della campagna elettorale per la città, con l’irruzione di questi temi?
Credo che i cittadini di Roma abbiano bisogno di conoscere i programmi, perché un candidato non deve rivendicare argomenti fumosi, ma idee chiare attraverso cui poi governare. Si è venuto a creare un clima ostile, che non fa bene a nessuno. Perché poi si creano fratture pesanti, che si ripercuotono anche dopo. Con un contesto così divisivo si amministra male e si blocca tutto, in quanto poi il funzionario non firma nulla perché teme di essere denunciato dall’altra parte. Proprio per questo io ho mantenuto un atteggiamento di serenità.
Sabato, giorno di silenzio elettorale, manifestazione della triplice sindacale a Piazza San Giovanni. La sinistra ha aderito. Secondo lei è opportuna un’iniziativa del genere proprio quel giorno?
Il silenzio è una norma che ho intenzione di rispettare e mi auguro lo facciano tutti. Io nel frattempo mi occupo della città, incontro i romani che mi chiedono sviluppo, lavoro, lotta al degrado.
Al di là degli scontri sull’estremismo, lei è nel clou del “corpo a corpo” elettorale con Gualtieri. Domanda fisiologica: secondo lei perché Gualtieri come sindaco non andrebbe bene?
Di mio posso dirle che sono una persona libera, un candidato che rappresenta la novità, non è espressione dei poteri forti, ma lavorerebbe solo per i romani. E soprattutto non risponde a dinamiche di partito.
Tradotto: io vengo dal basso e Gualtieri è calato dal potere?
Ha tradotto bene.
Ma questo basta?
Sicuramente è una dinamica in controtendenza rispetto a quel che è il livello di governo della Regione, in parte rispetto a quello nazionale, e a quello europeo. Io vengo dal popolo. Non a caso il termine tribuno, che molti mi affibbiano con accezione negativa, per me vuol dire lavorare per il bene dei cittadini.
Lei al primo turno si è piazzato tre punti sopra Gualtieri. Parte dei consensi ottenuto da Carlo Calenda e da Virginia Raggi è anti-Pd. Cosa dire per conquistarli?
Alcuni tratti del programma di Calenda sono integrabili con i nostri. Penso agli impianti per il trattamento dei rifiuti, da realizzare in tempi rapidi, all’efficienza della Pubblica Amministrazione, alla visione di Roma come Capitale internazionale.
E per quanto riguarda il Sindaco uscente?
Riconosco a Virginia Raggi di aver fatto un ottimo lavoro su Expo, mediocredito, tramvie. Tutto ciò che l’attuale amministrazione ha fatto bene va protetto e tutelato. Dove si è arrivati alla fase di progettazione, e il progetto è valido, si può proseguire. Certo, bisogna vedere caso per caso, ma senza pregiudizi ideologici. Questo io l’ho sempre sostenuto, al contrario di chi oggi pretende i voti di una parte che ha sempre insultato.
Si riferisce al Pd verso i 5 Stelle?
Esatto.
Poche ore prima che si aprissero le urne del Primo turno scoppiava l’incendio al Ponte dell’Industria e lo shock ha riportato l’attenzione al “microcosmo” di bivacchi e clochard lungo gli argini del Tevere. Cosa intende fare?
Tolleranza zero. La solidarietà per chi è in difficoltà dal punto di vista sociale non può confliggere con le regole. Dunque dico più Forze dell’Ordine nelle stazioni, lungo gli argini del Tevere, bonifiche dove è necessario. I romani che incontro io sono contrari alle occupazioni abusive, alla mancanza del rispetto del principio di legalità.
Qualche giorno fa, lanciando Bertolaso, ha parlato della necessità di reclutare fuoriclasse…
E Bertolaso lo è. Nel suo campo, la gestione di grandi e eventi ed emergenze, è il migliore in Europa e forse nel mondo. Ci ho parlato e ho impiegato 10 minuti per capire che sarebbe una enorme risorsa per Roma. Per questo lo proporrò al governo come commissario straordinario sui rifiuti e anche sul Giubileo
Poi ci sono altri due nomi già “arruolati” Simonetta Matone che in caso di vittoria sarebbe prosindaco e Vittorio Sgarbi assessore alla cultura. Ha in mente un altro nome d’eccellenza?
Ci sono molti profili d’eccellenza e al momento giusto studieremo dove e come coinvolgerli. Noi tre figure, intanto, le abbiamo indicate, per maggiore chiarezza verso i romani. Altri non hanno fatto nemmeno quello.
Se lunedì dovesse vincere, martedì mattina qual è la prima cosa che farà?
Mettermi a lavorare su due cose: formare una task force per la pulizia della città; e poi fare le prime telefonate per mettere in piedi quel tavolo inter istituzionale, con Prefettura e Questura, che si occupi di sicurezza e bonifica delle zone franche.
Da luglio a ottobre, ha girato in lungo e in largo la città, ha parlato con categorie, associazioni, cittadini. Qual è un tema su cui ha trovato una situazione peggiore rispetto a quanto si aspettasse?
La burocrazia. Roma è ingessata nei suoi regolamenti, che costituiscono una giungla infernale, e lasciano il cittadino o l’impresa in una specie di limbo aspettando una risposta che arriva dopo troppo tempo.
E invece una cosa che ha trovato migliore di quanto si aspettasse?
Nel colloquio che ho avuto con Virginia Raggi sono rimasto piacevolmente sorpreso dal fascicolo Expo.
Lei, avvocato, consulente di enti locali, esordiente in una prova politica di questo livello. Come si è trovato ad affrontare una campagna elettorale spesso anche feroce?
La cosa peggiore è quando vogliono farti passare in maniera diversa rispetto a quello che sei realmente. L’azione ingannatoria fatico proprio ad accettarla.
L’ha mortificata tutto questo?
Ma no, ho le spalle larghe, per trent’anni ho lavorato a fianco di decine e decine di sindaci, e quindi so cosa la comporti la politica.
Sindaci anche di sinistra?
Di entrambi i poli, diciamo così. I sindaci di sinistra mi hanno affidato qualcosa come 800 incarichi.
Ci dica una cosa: mentre il Pd l’attaccava, qualcuno di loro l’ha chiamata?
Sì, tantissimi. Mi hanno detto “non ti preoccupare, sorvola, tanto lo sai com’è la politica”. Ma i nomi non ve li dirò nemmeno sotto tortura.
E sempre a proposito di confronto acceso. Ha letto che Provenzano definisce Giorgia Meloni fuori dall’arco democratico?
Ma figuriamoci, un’assurdità. Giorgia Meloni e tutti i leader che mi sostengono hanno sempre dimostrato una massima aderenza ai principi costituzionali. Il centrodestra ha governato il Paese e governa Comuni e Regioni sempre saldamente ancorato al rispetto della Costituzione.
Arrivano tre faccia a faccia televisivi con Gualtieri (a Porta a Porta su Rai1, a Skytg24, al Tgr regionale n.d.r). Si sta allenando?
Ma no! Qui non c’è tempo di fare nulla. Sono quello che sono, ho le miei idee, e questo porterò.