Roma, cancellata la sinistra dei centri sociali: comunisti fuori dal Campidoglio
Si è chiuso nella tarda serata di ieri lo spoglio delle 2.606 sezioni elettorali. Gli occhi puntati sulle preferenze ai candidati consiglieri, poche - e di fatto ininfluenti - le soprese dell’ultima ora. Come sarà quindi il nuovo consiglio comunale? A prescindere dagli schieramenti - il numero dei rappresentanti in Aula attribuito ai partiti varia a seconda di chi vince il ballottaggio - questa tornata elettorale ha tracciato una compagine politica moderata. Non a caso, al secondo e terzo posto della lista di Fratelli d’Italia ci sono due neo consiglieri, Giovanni Quarzo e Francesca Barbato, provenienti dall’ala moderata del centrodestra. Stesso discorso per i più votati del Pd, Sabrina Alfonsi e Maurizio Veloccia, «dem» dalla testa ai piedi. Superflo accennare agli eletti della Lista Calenda, che per natura rientra nell’orbita del «centro» che guarda a sinistra, con ai primi posti i renziani Valerio Casini e Francesca Leoncini. Anche nelle fila dei Cinquestelle, fatta eccezione per l’eccentrico Paolo Ferrara, i grillini confermati, come Linda Meleo, Daniele Diaco, Antonio De Santis non hanno proprio l'aplombe degli estremisti.
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E veniamo quindi al grande assente: la sinistra. Nonostante ben cinque liste con il riferimento «rosso» e una con «potere al popolo» che rimanda a leniniane memorie, ad oggi la sinistra è fuori dall’Aula Giulio Cesare. Una svolta storica per una città come Roma, da sempre feudo del Pci e della sua «mitica» Scuole di Frattocchie. Si chiude un’epoca importante che può sperare al massimo in un paio di esponenti da recuperare qualora al ballottaggio vincesse il candidato del Pd, Roberto Gualtieri. Siamo lontani anni luce da Nunzio D’Erme, da Action in Aula Giulio Cesare con Alzetta «Tarzan» che teneva in scacco gran parte di quella sinistra che faticosamente si stava spostando al centro. La conferma arriva dal fortino rosso di Garbatella dove il minisindaco uscente, Amedeo Ciaccheri è sì il più votato ma si ferma al 46% e non ottiene un bis dato per scontato già al primo turno. «Sinistra civica ecologista» qui prende il 13,93%, sette punti in meno del Pd e circa 19mila voti in meno di Ciaccheri, pur avendo nella lista municipale il suo nome. Nel 2016 Sinistra per Roma prese il 4,4%.
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Il dimezzamento del consenso in un mondo pure così attento impone una riflessione su come, in questo caso, il vento sia davvero cambiato. Un’occasione per ridimensionare una forza sin troppo autonoma in città, che per decenni ha esercitato un potere che va ben oltre quello consentito dalla legge, basti pensare ai palazzi occupati e alla terra di nessuno dei centri sociali. Le carte per avere un consiglio comunale finalmente moderato e dunque in grado di proiettarsi verso un futuro fatto del rispetto delle regole che valgono per tutti ci sono. Spetta a chi scende in campo giocarsele nel modo migliore per non perdere una scommessa così importante per la città.
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