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Roma rischia la botta Tari. Scatta il nuovo regolamento, stangata sui rifiuti

Filippo Caleri
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Nel gran caldo di inizio estate, quando la testa di molti era già rivolta a spiagge e mare, una delibera dell’Autorità dell’energia, pubblicata lo scorso 4 agosto, ha innovato profondamente il sistema di calcolo della gestione dei rifiuti che si riflette automaticamente sulla determinazione della Tari (la tassa sull’immondizia). La notizia è passata in sordina ma la rivoluzione per le amministrazioni locali e per i cittadini è alle porte. Oggi molti sindaci sono in scadenza, soprattutto quelli di grandi città come Roma e Milano, ma non appena i vincitori si siederanno sulle poltrone di primo cittadino tra i dossier impilati sulle loro scrivanie non potranno evitare di leggere quanto messo nero su bianco dall’ente guidato dal presidente Stefano Besseghini e, soprattutto, iniziare a mettere in pratica i nuovi metodi di calcolo per remunerare tutta la filiera industriale che si occupa dei rifiuti. E che si riflettono sul costo finale che pagano famiglie e imprese. 

 

L’input arriva dall’Europa, che sul tema del trattamento della spazzatura ha competenza piena, e detta indirizzi e regole vincolanti ai paesi membri attraverso le sue direttive. E Bruxelles ha deciso di mettere in pratica un concetto semplice sul punto: «Chi inquina di più, paga di più». Così dal primo gennaio del 2022, per decisione dell’Arera, partirà il secondo periodo di regolazione tariffaria per il settore dei rifiuti (identificato con la sigla MTR-2) che resterà in vigore fino al 2025, fissando le nuove regole valide per tutto il Paese. 

 

Il metodo di calcolo cambia sensibilmente perché nella formazione della tariffa, oltre a considerare lo spazzamento, la raccolta e il trasporto, valuterà anche il modo con il quale vengono trattati i rifiuti. Un sistema quindi che rischia di mettere in crisi molte amministrazioni meno sensibili alla sostenibilità per scelta o per necessità. Dal prossimo anno, infatti, sarà dato un peso molto più importante alle pratiche di recupero e al riciclo, dunque agli impianti e alle pratiche che consentono il riutilizzo delle scorie prodotte da uomini e aziende, mentre sarà più penalizzato chi continuerà a puntare sulle discariche e dunque sul sistema tradizionale di smaltimento (più inquinante). 

 

Una grana in più per sindaci e governatori di regioni che non riescono a trovare una linea concordata, risolutiva, e più sostenibile sulla gestione della spazzatura. Il caso di Roma è emblematico e, come detto, chiunque occuperà la poltrona più alta del Campidoglio non potrà fare a meno di mettere la testa su un tema così sentito. Anche perché qualunque promessa elettorale di riduzione delle tasse sull’immondizia non può prescindere dall’applicazione delle nuove regole. Insomma per gli amministratori pubblici non ci saranno più alibi: per onorare gli impegni presi con i cittadini in campagna elettorale non avranno scelta dovendo favorire la raccolta finalizzata al riciclo e al trattamento ecologico, chiudendo la porta al sistema delle discariche. 

 

Non è un capriccio dell’Arera. Il secondo periodo di regolazione, introdotto con la delibera 363/2021/R/rif, include variabili di calcolo che tengono conto delle più recenti norme Ue e nazionali. In particolare, sono stati considerati gli obiettivi a lungo termine per l’economia circolare, la responsabilità estesa del produttore, le regole per gli imballaggi, la gerarchia dei rifiuti urbani, la graduale riduzione dei conferimenti in discarica, il principio «chi inquina paga» e, infine, il collegamento con il Pnrr. Un passo avanti rispetto al primo Mtr che prevedeva il riconoscimento dei costi efficienti di esercizio e investimento per le fasi della filiera dei rifiuti fino al conferimento. La novità è che l’Mtr-2 regola anche le tariffe di accesso agli impianti di trattamento, recupero e smaltimento, prevedendo una programmazione quadriennale e premiando il ricorso agli impianti di valorizzazione.

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