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Caos cimiteri: sepolture impossibili. L'eterna attesa delle urne, rivolta a Roma

Valeria Di Corrado
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La «prova del nove» che non è la pandemia ad aver mandato in tilt i cimiteri romani è sotto gli occhi di tutti. Nei mesi estivi i decessi causati dal Covid nella Capitale si sono ridotti al lumicino (ieri, per esempio, ce n’è stato solo uno). Ma per dare sepoltura alle urne cinerarie si aspettano - ancora oggi - mesi. Uno «scempio» per i familiari, lasciati in un «limbo» di dolore. Eppure questo non è un tema al centro dei dibattiti dei candidati sindaco di Roma, a riprova del fatto che i morti non sono per la politica una priorità. Federico Ferrazza, giornalista e direttore di «Wired Italia» (una rivista trimestrale di tecnologia e stili di vita nata negli Stati Uniti) ha pubblicato su Twitter il 6 settembre scorso un post indirizzato alla sindaca uscente, per manifestare il suo disappunto: «Cara Virginia Raggi torno da Lei. Papà è morto il 7 aprile 2021. L’Ama ha troppo lavoro e non sblocca la pratica per seppellirlo fuori Roma. @taffoofficial dice che oggi state evadendo i morti di novembre 2020. Lo ritiene accettabile?». Nel tweet ha citato anche i candidati sindaco Carlo Calenda ed Enrico Michetti, per richiamare la loro attenzione, ma non ha ottenuto alcun risultato.

 

 

«Sono 173 giorni che mio padre è morto e ancora non riesco a seppellirlo - spiega a "Il Tempo" Federico Ferrazza - È stato cremato a metà maggio, dopo più di un mese dal suo decesso; ma allora potevo tollerare il ritardo perché eravamo in piena pandemia. Quando ci hanno riconsegnato a casa le ceneri, l’agenzia funebre Taffo ci ha spiegato che per portarla a seppellirla in Abruzzo serviva presentare ad Ama una richiesta. In attesa dell’autorizzazione, abbiamo dovuto riconsegnare l’urna ad Ama. Ebbene, da allora, ossia da fine maggio, ancora non ce l’hanno restituita». «Lo trovo allucinante - conclude il giornalista - La mia paura è che non ritrovino più mio padre. Informalmente ho saputo che Ama ha scaricato la colpa sull’agenzia funebre, dicendo che la pratica non era stata presentata. Guarda caso, però, dopo che sono stato intervistato in tv, è arrivata l’ok alla sepoltura fuori Roma. Ma di fatto delle ceneri di mio padre ancora non abbiamo traccia».

 

 

«Questo è l’unico modo che Ama ha per poter trovare una giustificazione ai suoi ritardi - commenta Luciano Taffo, titolare dell’omonima azienda di onoranze funebri -. Noi presentiamo le richieste tempestivamente. Sono i dipendenti di Ama che sono ancora in smart-working e gli uffici del Verano chiusi. E con l’inverno peggiorerà tutto». «La verità è che la sepoltura delle urne non viene considerata urgente da Ama - conclude Taffo - Invece per i parenti i morti sono tutti uguali, che siano cremati o meno. Le ceneri, prima di essere tali, erano una salma. La riconsegna delle urne alla famiglia dovrebbe essere immediata. Per tumularla basta un addetto. Secondo me è tutta una questione sindacale. Le pratiche viaggiano a rilento perché Ama non ha personale». Se per la cremazione si è riusciti a velocizzare l’iter, grazie anche al nuovo gestore del forno del Flaminio, l’intoppo resta nella parte burocratica che attiene la sepoltura. Nel frattempo le urne fanno la polvere nei depositi del cimitero.

 

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