Roma, il Covid "chiude" l'ospedale Sant'Eugenio: focolaio tra sanitari, reparti sbarrati
Il «fuoco» di Sant’Eugenio. Venti mesi dopo l’inizio della pandemia, c’è il ritorno di fiamma dei focolai ospedalieri: stavolta è divampato in ben 3 reparti (Medicina, Geriatria e Nefrologia) del nosocomio di Piazzale dell'Umanesimo, che ha sospeso i nuovi ricoveri, sbarrato l’ingresso ai visitatori, avviato lo sgombero dei degenti dimissionabili e la sanificazione dei locali, dove sono rimasti infettati diversi operatori sanitari. I quali già venerdì scorso in massa s’erano messi in coda al drive-in attiguo al presidio, in Via Rhodesia, per sottoporsi ai tamponi molecolari dopo la diffusione delle prime notizie di alcuni contagi tra il Pronto soccorso e i reparti. E ieri è finito di scattare l’allarme perché, «in considerazione delle positività al tampone molecolare per Sars-Cov2 riscontrate presso le aree di degenza di Medicina (nuclei D-E: B-C), Geriatria e Nefrologia», il direttore sanitario del Sant’Eugenio, Ermete Gallo, ha disposto, «per le suddette Unità operative la sospensione dei nuovi ricoveri e sorveglianza dei pazienti ricoverati sino al termine del periodo di isolamento».
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Il dirigente ha chiesto ai primari di tutti i reparti «il completamento dello screening di tutto il personale dipendente e delle ditte esterne; l’interdizione degli accessi a reparto di parenti-visitatori; il blocco temporaneo dei trasferimenti presso le strutture di ricovero post-acuzie; la dimissione dei pazienti che possono rientrare al proprio domicilio in isolamento fiduciario sino al completamento del periodo di isolamento e la progressiva liberazione delle aree di degenza e sanificazione periodica-terminale». La disposizione del direttore sanitario inoltrata ai responsabili dei vari reparti «chiede, infine, di vigilare sul rispetto scrupoloso di tutte le raccomandazioni volte alla prevenzione del contagio da Sars-Cov2, quali il lavaggio delle mani, il corretto uso dei dispositivi di protezione individuale e il rispetto del distanziamento sociale». Un requisito, quest’ultimo, che molti operatori sanitari ritengono sia stato presumibilmente il più carente negli ultimi tempi all’interno del nosocomio.
Tant’è che, a riprova dell’ipotesi, i dipendenti ricordano che proprio venerdì scorso, dopo la diffusione delle prime voci dei contagi, la direzione del Sant’Eugenio aveva, infatti, ritenuto «necessario adottare una urgente e temporanea rimodulazione delle attività assistenziali che consenta di creare una "zona grigia" per i pazienti sospetti che accedono in Pronto Soccorso». Con una nuova, inedita dislocazione: «Verrà utilizzata la Medicina d’Urgenza No-Covid e la Sala 3. Pertanto, sino a nuova comunicazione, verranno utilizzati fino a 12 posti letto del IV piano dell’edificio nuovo a supporto delle attività di Pronto Soccorso». La disposizione ha introdotto anche una limitazione della «attività chirurgica di week-surgery: potrà essere effettuata, tenendo conto delle classi di priorità, esclusivamente presso i posti letto dell’area chirurgica di long-surgery». Ma il Sant’Eugenio il 31 agosto scorso è stato nuovamente inserito dall’Unità di crisi regionale nella rete-Covid, anche se nell’ultimo report sullo stato d’attivazione dei nuovi posti letto (20) ne risultavano operativi soltanto la metà.
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