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La morte del filosofo Mario Valente è un giallo. La lite in strada, cosa non torna

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E' giallo sulla morte del filosofo ottantenne Mario Valente, noto studioso del poeta romano Metastasio stramazzato a terra lo scorso mercoledì sera, intorno alle 21. La polizia ipotizza che abbia avuto un malore per strada e sia caduto sbattendo la testa sui sampietrini, ma la moglie sospetta un'aggressione da parte di alcuni bulli con cui 10 giorni prima aveva litigato e da cui il marito si teneva alla larga per paura di una vendetta. Come riporta "Il Corriere della Sera", prima di morire Valente aveva percorso a piedi i circa 200 metri che separano la casa-museo di Metastasio (del quale era curatore) in via dei Cappellari 30, con via di Monserrato 48, dove l'80enne è stato soccorso da un medico peruviano. Un tragitto breve che però, secondo la moglie del professore, Edda Conte, il marito avrebbe coperto in più di 40 minuti. «Io stavo in macchina come sempre ad aspettarlo in piazza Caterina della Rota, ma lui non arrivava», ha raccontato sconvolta la donna. Gli investigatori del commissariato Trevi-Campo Marzio, che hanno raccolto la denuncia della moglie e del figlio del filosofo, stanno acquisendo i filmati delle numerose telecamere di vigilanza che si trovano nella zona, fra Campo de' Fiori e piazza Farnese. «Dieci giorni prima aveva litigato con i bulli che stavano disturbando come sempre lì fuori, sotto l'arco dei Cappellari, e mio marito da quel momento aveva paura che potesse accadergli qualcosa di brutto - ha raccontato la signora Edda al Corriere della Sera -. Una volta mi ha telefonato dicendo che avrebbe tardato perché voleva uscire su via dei Cappellari solo dopo che il gruppetto fosse andato via. E così ha fatto».

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