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Scuola, follia a Roma: c'è una maxi-classe pollaio con 51 alunni

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Valentina Conti
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Cinquantuno ragazzi in classe. L’IIS «Via C. Emery 97» a Roma Nord dal prossimo anno scolastico avrà una prima da 46 allievi + 5 diversamente abili: più che «classe-pollaio» un’ammucchiata, se non si prenderanno provvedimenti alla svelta. E un’altra da 35. La preside Carmela De Vita, da tre anni alla guida della scuola in zona Saxa Rubra, ha informato la comunità scolastica che aspetterà fino domani la risposta dell’Ambito territoriale di Roma. Poi scriverà al Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: «Perché - afferma - è inconcepibile sentire in continuazione che si tornerà in presenza a settembre quando ci sono situazioni allucinanti. In questo modo ci costringono a fare la Dad».

 

 

«Quest’anno - racconta - ci hanno ridotto di molto il personale docente e hanno aumentato il numero di studenti per classe. Con la pandemia, inoltre, molte famiglie hanno scelto di iscrivere i figli nelle scuole vicino casa, cosa che ha peggiorato ancora oltre il quadro. Perché noi stiamo in un’area difficile da raggiungere, dove i trasporti funzionano male e col Covid le corse non sono state incrementate. Durante l’anno abbiamo avuto seri problemi per rispettare le turnazioni di ingresso». «Abbiamo registrato meno iscrizioni quindi - prosegue la dirigente scolastica - e, parallelamente, la normativa non è stata cambiata in tempo di emergenza sanitaria. Il Dpr 81/2009, che fissa a 27 il numero minimo di studenti per classe, non è stato adeguato all’allarme Coronavirus, ad oggi non cessato». 

 

 

Risultato: per il prossimo anno si formerà una prima con 35 studenti, a cui si sono aggiunti i bocciati, «dunque arriviamo a 46 nell’organico di diritto, oltre 5 Dva, e arriveremmo a 51», fa i conti De Vita. «Ho chiesto ovviamente lo sdoppiamento della classe: domani l’Atp dovrebbe darci risposta - prosegue la ds - anche perché non ho un organico raddoppiato, quindi il docente di italiano si troverà a correggere 46 compiti e via discorrendo. È improponibile, ho scritto ai sindacati. Non possiamo fare lezione, sono messa in condizione di non lavorare, e devo rifiutare le iscrizioni». Una criticità maggiore per un istituto che conta circa mille allievi nelle due sedi diurne, le due serali per lavoratori e nella sezione «Scuola in ospedale» presso il Policlinico Gemelli, ubicato in una zona della città dove è parecchio alto il rischio di dispersione scolastica, con il tasso di stranieri che tocca quota 70%. «Se li rifiuto dove vanno? - si chiede la preside - siamo l’unico professionale e tecnico in zona Cassia. Diventeranno sempre più emarginati questi ragazzi…». 

 

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