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Libero De Rienzo, la verità dall'autopsia. La droga in casa è eroina

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Elena Ricci
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È eroina la polvere bianca ritrovata nella casa dell’attore napoletano Libero De Rienzo, in via Madonna del Riposo all’Aurelio, dove è stato trovato morto da un suo amico. È quanto emerge dalla relazione dei Ris consegnata al Procuratore aggiunto Nunzia D'Elia ed al Pubblico Ministero Francesco Minisci. L’attore è stato trovato privo di vita da un amico dopo l’allarme della moglie Marcella Mosca, preoccupata dal fatto che non avesse sue notizie da diverse ore.

Sul corpo dell’attore non vi erano tracce di sostanze stupefacenti e l’eroina trovata in casa sarebbe risultata pura in piccola parte, dunque sarebbe stata tagliata con altre sostanze.

La prima ipotesi avanzata era quella del decesso a seguito di un infarto, ma il ritrovamento della sostanza ha portato la Procura di Roma ad aprire un fascicolo di indagine per «morte conseguente ad altro reato».  Sono stati così apposti i sigilli all’abitazione ed è stato sequestrato il cellulare del 44enne. 

Le indagini dei carabinieri mirano a ricostruire le ultime 48 ore di vita dell’attore e tracciare i suoi ultimi contatti, anche per individuare chi abbia potuto cedere all’uomo la sostanza stupefacente. 

Intanto oggi, presso l’Istituto di medicina legale del policlinico Gemelli, il professor Fabio De Giorgio eseguirà l’autopsia sul corpo del 44enne, disposta dai magistrati di Piazzale Clodio che hanno chiesto anche l’esame tossicologico. 

Piergiorgio Assumma, l’avvocato che assiste la famiglia dell’attore, ha parlato di una «incontrollata divulgazione di notizie spesso romanzata sulla morte di Libero Di Rienzo», chiedendo rispetto per i famigliari e per i due figli piccoli di 2 e 6 anni.

L’avvocato annuncia eventuali azioni giudiziarie per la divulgazione di informazioni oggetto di indagine. «Siamo di fronte ad ipotesi investigative che stanno alimentando il dolore dei familiari. Nell’astratta ipotesi di una ricostruzione veritiera, non aggiungerebbero nulla alla realtà dei fatti, ma, anzi, lederebbero l’immagine e la memoria di un grande artista» conclude.

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