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Roma, la denuncia di Fabio Rampelli: "Class action dei cittadini contro la sindaca Raggi"

Francesco Storace
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«C’ho buttato il sangue in queste strade», dice Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, camminando su e giù per l’Esquilino. «Sembra di dover riconquistare un pezzo di terra nostra occupata dallo straniero». Trieste? «Peggio, Pechino». Sul filo dell’ironia amara si sviluppa questa conversazione a passeggio nel cuore della città all’arrivo, quando la ferraglia deposita i viaggiatori che arrivano nella Capitale d’Italia. D’Italia, ripetiamo. È la fotografia di un quartiere centralissimo di Roma, che l’esponente di Fratelli d’Italia - uno dei fondatori del partito - è costretto periodicamente a sollevare ogni volta che si parla di degrado. Accompagnandolo nelle strade dell’Esquilino, la mescolanza di razze è visibile a chiunque e non è certo questo il problema: ma è sparita quasi ogni presenza nazionale. «E romana, aggiunge». Le razze mescolate rappresentano anche gioia in tutto il mondo, «ma qui è solo tristezza. Viviamo male noi, vivono male loro, c’è solo incuria». Nei giorni scorsi Rampelli ha presentato al ministro dell’Interno una dettagliata interpellanza. La racconta camminando e chissà se lo farà mai Luciana Lamorgese. Tanto per rendersi conto come si vive in certe strade della Capitale d’Italia. La ministra ci viene con la scorta, chi ha vissuto per decenni in queste vie che conosce a memoria non ne ha alcun bisogno. Che cosa vuole Rampelli dal governo?: «Quello che ho chiesto ad ogni governo. Sono sufficientemente libero da aver proposto queste domande ad ogni ministro, di destra o di sinistra. La differenza rispetto al passato è che oggi le cose sono peggiorate. Voglio sapere quando si decideranno ad assumere iniziative per ripristinare la legalità all’Esquilino come a Castro Pretorio e nel rione Monti. Ne va della salvaguardia della sicurezza dei cittadini, del diritto delle attività commerciali a svilupparsi secondo aspettative che sono legittime e del decoro di un zona centralissima della città, ricca di significati culturali e simbolici, tutelata dall’Unesco quale patrimonio dell’umanità».

 

 

 

Non è più solo una questione di partito, spiega Rampelli di fronte ad una barberia rimessa a nuovo con i fondi regionali di una legge che propose lui nel 2001. «Ora i cittadini non ce la fanno davvero più e non escluderei una class action contro la sindaca». Addirittura? «Certo, se la Raggi non li ascolta sono già pronte legioni di avvocati». In effetti a gennaio scorso la tensione è salita, non si contano più i senza fissa dimora, i soggetti visibilmente ubriachi e gli spacciatori di stupefacenti che vagano da un parte all’altra dei quartieri attorno alla stazione Termini. È partita una diffida da pare degli abitanti verso prefetto e autorità locali a ripristinare l’ordine, il decoro, la vivibilità e la pulizia dei rioni, «allontanando tutti quelli - dice il vicepresidente della Camera - che bivaccano» da quelle parti. A febbraio è seguito un esposto degli operatori economici per segnalare la grave situazione di grave insicurezza urbana e di degrado che affligge la zona, spiega mentre attraversiamo piazza Indipendenza. Poi via Marsala, proprio davanti a Termini: «Qui si assiste giorno e notte a spaccio e consumo di droga, prostituzione, locazioni abusive, vendita e somministrazione illegale di bevande alcoliche, risse, schiamazzi, scippi, borseggi, vandalismi…». Però c’è anche chi lavora. «Già - sospira Rampelli - eccoli» e li indica uno per uno sulla piantina planimetrica del territorio. «Si sono diffusi a macchia d’olio minimarket gestiti da bengalesi che non conoscono orari, alla faccia dei commercianti italiani che devono rispettare le regole, altrimenti sono sanzioni e pure grosse».

 

 

A maggio, si sono mossi ancora i residenti e gli operatori del settore turistico, hanno dato vita al «comitato per la rinascita dell’Esquilino», e nuovo esposto al sindaco, al presidente del primo municipio e al prefetto. «Che deve succedere per farli intervenire?», chiede Rampelli. «Qui col Covid si è bloccato tutto tranne questa gente. E cresce l’esasperazione». Guarda il Parco Archeologico di Colle Oppio - «ce lo invidia il mondo» - abbandonato a se stesso. «Lì dove c‘è la Caritas, con la sua mensa, sono orrendi quegli accampamenti con tanto di tende». Alla faccia «della cultura dell’accoglienza», esclama. Basta, basta così, non sembra cambiato nulla rispetto a qualche decennio fa. Oppure, appunto, in peggio. Eppure dovrebbe esserci la consapevolezza che Esquilino come Monti e Castro Pretorio sono i primi luoghi che si visitano appena si scende dal treno a Termini. «Ma non c’è cura». E quel deposito di immondizia accanto ai cassonetti, quelle bottiglie di birra? «Arredo quotidiano, sembra quasi che ci si debba fare l’abitudine». La sensazione che si ricava da questa chiacchierata con Rampelli è che la Lamorgese non potrà esimersi dalla risposta all’interpellanza, e sarà bene metterla in calendario alla Camera al più presto, e soprattutto a muoversi una volta per tutte. Se non altro servirà come campanello d’allarme per il prossimo sindaco. Almeno da queste parti la Raggi i voti se li è giocati da un pezzo.

 

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