Roma e la piaga dell'immondizia: rifiuti ad altezza uomo e roghi inarrestabili
«Cumuli di sacchetti di immondizia più alti di noi». Selfie davanti alle cataste di rifiuti in strada, i romani misurano le montagne di spazzatura altezza uomo con il metro in mano, e la fettuccia da due metri non basta. Ridere per non piangere ma sempre riso amaro è. Nuove cartoline del degrado a Roma invasa dai rifiuti e che continua a bruciare. Pure ieri altri sei intereventi dei vigili del fuoco, una ventina i cassonetti dati alle fiamme, Casilino, Tuscolano e Monte Mario le zone più colpite. Invece a Settecamini e Casal Bruciato spuntano i forzati dell’ironia obtorto collo, scesi in strada a misurare i sacchetti sui sacchetti, in altezza e in larghezza. «La misura della vergogna» sintetizza Fabrizio Montanini che ci ha inviato le immagini delle ragazze della periferia est con il metro in mano a via Abate di Tivoli e in via Lanfranco Cigala a Settecamini. «E la fettuccia di due metri non basta» ribatte Fernando Potasso, che ci ha inoltrato quelle di due amici che fanno le misurazioni in via Ugo Bertossi a Casal Bruciato e in viale Giovanni Battista Valente al Collatino. Così il «facciamo a chi è più alto» resta l’unico gioco da giocare sulle strade che hanno sfrattato i ragazzini. A Torrevecchia giorni fa, la foto dei bambini che se ne tornavano mesti col pallone sottobraccio a casa, è servita a far ripulire dai rifiuti almeno un pezzo del quartiere. Ma c’è chi non scherza affatto.
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A Roma si è consumata un’altra notte di fuoco tra spazzatura e cassonetti in fiamme. Colpita di nuovo Tor Bella Monaca, dove cittadini hanno continuato la loro protesta, dando fuoco all'immondizia non raccolta in via Giovanni Battista Scozza provocando altri tre roghi nell'arco della giornata. Uno scenario desolante che si è presentato anche mercoledì, intorno alle 3 di notte, con vigili del fuoco e carabinieri della stazione Roma Tor Bella Monaca impegnati ad accertare la natura doloso del rogo. A bruciare, però, ancora molti altri quartieri della zona nord-est della Capitale. In fiamme cassonetti stracolmi di rifiuti su viale San Giovanni Bosco, nel quartiere Don Bosco, nel VII Municipio. Stesso copione anche a Primavalle, in via Giambattista Soria e a Tor di Quinto, in via flaminia, incrocio con via città di Cascia, al XV Municipio.
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Un numero impressionante di segnalazioni che mette di fatto ko interi quadranti di Roma. Un dato, confermato dagli stessi vigili del fuoco, che, attraverso una nota, informano che nel solo mese di luglio sono stati circa 80 gli incendi di rifiuti e cassonetti effettuati su tutta l’area del territorio capitolino. Dieci al giorno in pratica, tra le zone più colpite quella del Casilino, Tuscolano e Monte Mario. «Gli incendi di cassonetti sono una polveriera in esplosione - dichiara dal sindacato Fns Cisl di Roma Capitale e Rieti, il segretario generale Riccardo Ciofi - Anche oggi (ieri ndr) i vigili del fuoco del comando di Roma sono stati impegnati in molti incendi con più di venti cassonetti dati alle fiamme. Non possiamo andare avanti in questo modo, è necessario che l’amministrazione capitolina e anche le istituzioni trovino una soluzione perché togliere intere squadre di vigili del fuoco dal soccorso ordinario alla popolazione non è più tollerabile. Il soccorso e la sicurezza di questa città devono avere priorità ben più importanti che spengere in modo continuativo e persistente rifiuti e cassonetti. Auspichiamo che questa situazione si risolvi il prima possibile. Siamo disposti a collaborare con tutti i tavoli istituzionali».
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