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Troppi rifiuti a Roma, class action dei romani contro Ama. Tasse triplicate rispetto a Milano

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Damiana Verucci
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Caos rifiuti? Cassonetti strapieni? Spazzatura abbandonata in terra ovunque? I commercianti non pagheranno più la Tari. Monta la protesta tra chi ha un’attività produttiva a Roma e non ne può più di vedere come è ridotta la città in tema di rifiuti tanto più se poi, puntuale come un orologio svizzero, arriva la bolletta per pagare la tariffa. Un annoso problema, quello della “monnezza” che si acuisce a periodi e dopo una “tregua” dovuta al Covid, è tornato protagonista di questo inizio estate e concomitante ripartenza del tessuto economico produttivo, fatto di migliaia di piccole imprese. Confcommercio Roma si è messa allora a disposizione dei propri associati chiedendo loro di fornire prova di ciò che accade di fronte alle attività o nei pressi in modo poi da poter pensare ad una azione collettiva contro l’Ama. Tradotto, la tariffa non si paga se l’azienda non riesce ad assicurare il servizio di raccolta come dovrebbe.

 

 

«Gli associati potranno rivolgersi a Confcommercio Roma per essere assistiti nella richiesta di riduzione ed abbattimento della tariffa, per il mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti o di effettuazione dello stesso in grave violazione della disciplina di riferimento, secondo quanto previsto dall’attuale regolamento comunale sulla Tari», fa sapere Romolo Guasco, Direttore Confcommercio Roma. Questo, tra l’altro, dopo la lettera inviata recentemente dall’Amministratore Unico di Ama, nella quale lo stesso esorta le Associazioni di categoria, in mancanza di concrete soluzioni all’emergenza rifiuti che la città si troverà ad affrontare nelle prossime settimane, ad effettuare i passi necessari per rappresentare nelle sedi opportune i rischi di natura economica, industriale e di tutela degli associati. Presto fatto, Confcommercio presenterà il conto di quello che sta avvenendo in città e che, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti. 

 


 

Confcommercio ricorda anche qual è il peso della Tari sulle stesse attività produttive che oggi dicono stop alla tariffa.  Nonostante,infatti, le chiusure e la riduzione, da più di un anno, della produzione dei rifiuti a Roma la tariffa resta molto alta con divario di costo tra medesime categorie produttive in diverse città d’Italia: i pubblici esercizi pagano, ad esempio, 38/40 euro al mq, contro i 25 euro al mq a Milano o 16,9 euro al mq a Brescia. Negozi di abbigliamento e le librerie versano all’azienda municipalizzata una Tari di circa 13 euro al mq, contro 4,8 al mq a Milano e 3,5 a Brescia. Netto divario anche per l’ortofrutta con i 46 euro al mq rispetto i 28,5 di Milano. Anche gli alberghi romani pagano di più: 10 euro al mq, contro 4,6 a Milano.  «Spero che un intervento immediato del Governo possa rapidamente superare questa emergenza e il rimpallo di responsabilità tra Regione Lazio e Roma Capitale cui stiamo assistendo da troppo tempo - continua Guasco- queste sono settimane molto delicate: sono ripartite le attività imprenditoriali, in particolare nel settore dei pubblici esercizi, si ospitano i campionati europei di calcio e ci si prepara all’appuntamento del G20 in autunno: la Capitale deve presentare il suo volto migliore per riaffermare la sua forza attrattiva a livello globale». 
 

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