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Roma è sempre più sporca: città invasa dai rifiuti e vicina al collasso. Ma parte lo scaricabarile

Fernando Magliaro
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Si avvicina il collasso del sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti a Roma e parte la corsa a scaricare il barile: Ama, tramite il suo amministratore unico, Stefano Zaghis, indica la Regione Lazio come responsabile. Il Pd romano va sul portafogli e calcola la Raggi tax ovvero quanto costano ai romani le inefficienze del sistema. Pd e 5Stelle, Regione e Comune in realtà hanno responsabilità pienamente condivise: una, la Regione, elabora un Piano Rifiuti che non sta in piedi e si basa sulle discariche. L'altro, il Comune, in cinque anni non è riuscito a portare a compimento neanche un progetto di impiantistica, bloccato sui veti ideologici che si spartisce con i Dem.

 

 

Zaghis spedisce una lettera a Regione, Prefetto, Ministero dell'Ambiente - oggi prevista la riunione dei tecnici - e Procura di Roma. Nel testo, vengono indicate le responsabilità di Zingaretti e della Regione: il ritardo nell'approvazione del Piano Rifiuti; la mancata attuazione di parti di quello vecchio come i tre termovalorizzatori; i ritardi nel rilascio delle prescrizioni per adeguare il Tmb di Rocca Cencia (sequestrato e commissariato un anno fa dalla Procura di Roma); la chiusura anticipata della discarica di Colleferro; la mancata apertura del quinto bacino di quella di Roccasecca; e la vicenda della discarica romana di Monte Carnevale. «Se ci sono delle responsabilità dirette e oggettive in ambito amministrativo per i ritardi accumulati e delle potenziali responsabilità - scrive Zaghis - ancora da appurare in sede penale, queste sono purtroppo ascrivibili alla Regione Lazio; il risultato è che il ciclo dei rifiuti regionali è ad un passo dal collassare».

 

 

Per evitare il collasso Zaghis ripropone il vampirismo romano sui territori della provincia: Civitavecchia e Viterbo hanno 30mila e 160mila metri cubi residui, Colleferro 300mila, 449mila il Bacino V di Roccasecca. Inoltre, Zaghis chiede di aumentare il quantitativo trattato nel TMB di Rocca Cencia (e chissà cosa ne pensa l'assessore comunale, Katia Ziantoni, contrarissima all'idea). Veniamo al Pd: servizio scadente, differenziata al palo, tariffa rifiuti che pesa dal 15 al 49% in più sui romani rispetto a chi vive a Firenze o Milano, cioè la «Raggi tax». «Siamo qui per combattere la scelta di non scegliere fatta dalla sindaca per motivi di campagna elettorale, ovvero di non indicare l'ubicazione degli impianti di trattamento, come prevede la legge, solo per evitare critiche: tutto questo è irresponsabile e lascia Roma scivolare nella terza emergenza rifiuti, mentre Ama è in pre-fallimento con tre bilanci non approvati, un piano industriale messo in campo all'ultimo in campagna elettorale, l'avvicinamento di 3 assessori e 7 manager», dicono i dem romani con il segretario, Andrea Casu, e il capogruppo, Giulio Pelonzi.

 

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