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Voragini e auto inghiottite a Roma, così al Giubileo 2025 non ci arriviamo

Francesco Storace
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Se a Roma ritroviamo l’automobile intatta, arrivano i troll sui social a raccontarci – chissà perché - che è tutto merito della sindaca, Virginia nostra gajarda e tosta. Se la strada si apre e ci inghiotte la macchina, la colpa è del destino cinico e baro. Benvenuti nella Capitale, dove col titolo “due voragini a Torpignattara” potrebbe andare in scena una pellicola con Alvaro Vitali protagonista. Ma purtroppo non si tratta di un film, bensì di una storia pietosa accaduta nella periferia della città.

Avvicinandosi le elezioni, la Raggi ha pensato di restituire un volto alla Capitale con le classiche romanelle sulla strade con i vari cantieri aperti in zona Cesarini. Tutto a casaccio, evidentemente. Perché quelle fotografie di Torpignattara rappresentano l’epitaffio di un’amministrazione. Le due auto inghiottite – una parcheggiata addirittura in un posto per disabili franato anch’esso – gridano vendetta e soprattutto i loro proprietari. No, non sono i nuovi parcheggi sotterranei di Roma...

Ricchi e poveri, la Mercedes e la Smart. L’incuria capitolina non fa più distinzioni di cilindrata. Basta parcheggiare in mezzo alla strada e ti può accadere qualunque cosa ed è già tanto se non si è avvicinato in zona uno di quei bus flambé che tanta notorietà ci hanno garantito nel mondo.
La potente comunicazione del Campidoglio si è affrettata a parlare di strada privata. Già, perché l’asfalto pubblico di Roma è notoriamente a posto, non ci sono buche, le strade sono meravigliose. A dire certe cose si dovrebbero solo vergognare. Basterebbe chiedere scusa anziché cercare gli alibi più incredibili di fronte al crollo di pezzi di città. E’ inaccettabile dover constatare la fragilità sempre più evidente del territorio, il progressivo smottamento dei quartieri, il cedimento infrastrutturale della Capitale d’Italia.

Sindaca dove sei? La voragine di Torpignattara non è certo la prima della serie. In rapida sequenza ricordiamo quelle di via Colli Portuensi e in via dei Tricomi nel XIII Municipio. Roma non è governata, ridotta letteralmente a pezzi. E’ una città che ha bisogno di cura e manutenzione e non bastano più gli slogan dell’amministrazione, dopo cinque anni di “cambiamento”, ma in peggio. Ha resistito anche troppo la maggioranza capitolina, che ora non è più tale per le ulteriori e finali defezioni tra i consiglieri pentastellati. Crollano le strade, crolla un modello di governo che prometteva la rivoluzione e provoca giorno dopo giorno autentici disastri. Ormai non bastano più le pagine di cronaca a descrivere l’orribile situazione della nostra città. E verrebbe da chiedere alla Raggi di smetterla con i danni, prendere atto della condizione di minoranza in consiglio comunale e consentire – con le sue dimissioni – ad un commissario meno preso dalla frenesia elettorale di portarci al voto di ottobre in condizioni di maggiore serenità. Ma probabilmente Virginia Raggi non ha alcuna intenzione di lasciare anzitempo la Casa comunale: rischierebbe di sparire persino dalla competizione per i prossimi cinque anni di governo di Roma. Ma non osiamo immaginare come si possa arrivare in queste condizioni al Giubileo del 2025, altro che Expò 2030….

A volte sembra di sognare (male), in Campidoglio c’è il delirio. Non si lamenti più delle critiche, la Raggi. Come si dice? Piove, governo ladro. E a Roma, ancora per poco anche se pare sempre troppo, governa proprio lei.

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