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Il prefetto Matteo Piantedosi: modello anti-Covid anche dopo la pandemia. Più controlli per movida e cortei

Susanna Novelli
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Controlli anti-assembramento, transenne, monitoraggi continui, ingressi contingentati nelle piazze. Un modello, quello messo a punto dal tavolo per la sicurezza e l’ordine pubblico presieduto dal prefetto Matteo Piantedosi che potrebbe essere applicato anche al temine di questa lunga pandemia. 

Signor prefetto, siamo al primo weekend con un coprifuoco un po’ meno "stringente", siete pronti?
Il prolungamento di una sola ora, fino alle 23, del coprifuoco in effetti non cambia molto, al massimo rende più agevole il rispetto della normativa anti-Covid».

A breve tuttavia verrà definitivamente soppresso e con la bella stagione in arrivo, il rischio del ritorno alla «movida selvaggia» è forte, non crede?
«Occorre partire dal presupposto che prima ancora delle sanzioni o di qualsiasi misura restrittiva, la vera differenza sta nel comportamento di tutti i cittadini nel rispetto della normativa e devo dire che, anche ripensando al primo lockdown, c’è stata molta collaborazione, anche da parte delle categorie coinvolte oggi in queste prime riaperture. C’è tuttavia un altro aspetto da considerare e che potremmo pensare di affrontare con questo stesso modello anche quando, finalmente, finirà questa pandemia».

Si riferisce alla «movida selvaggia»?
«Preferisco parlare di "mala movida". Con i vertici delle forze di polizia e con la sindaca, proprio in vista delle annunciate riaperture, abbiamo condiviso già da un paio di settimane l’idea di rendere utili le esperienze fatte in questo periodo sui controlli anti-assembramento, quindi l’uso delle transenne, con i presìdi finalizzati a creare un controllo degli accesi con gli stop and go. Intendiamo vedere come questo modello potrà essere utile, anche quando non ci sarà più la necessità di controlli per il rischio di contagio, per evitare i fenomeni di disturbo che la popolazione avvertiva, come appunto gli eccessi di assembramenti non più tollerabili da una parte della cittadinanza e dell’esigenza di vedere la vita notturna vissuta con regole di maggiore disciplina e di maggiore rispetto del decoro urbano».

In effetti le zone sono sempre le stesse.
«Appunto, le aree a rischio assembramento per la movida sono le stesse che erano a rischio già prima della pandemia. La filosofia che ci siamo dati, che abbiamo inaugurato la settimana scorsa e che vorremmo continuare a mettere in pratica, è vedere quanto di quel modulo possa essere applicato e possa essere utile per poter controllare gli assembramenti anche quando il problema covid non ci sarà più del tutto anche per favorire un accesso e un utilizzo degli spazi pubblici meno problematico, meno caotico e meno foriero di degrado». 

Non solo movida però. Da qualche giorno si rivedono manifestazioni di piazza, in barba al distanziamento.
«In effetti il vero fenomeno "nuovo" è proprio questo. Abbiamo registrato una ripresa significativa delle manifestazioni, legittime, di protesta, anche in questo fine settimana ne sono previste diverse».

E cosa farete? Applicherete lo stesso modello della "movida"?
«Devo dire che da parte della questura c’è il massimo impegno ed è stato svolto un lavoro efficientissimo. Valuteremo l’applicazione del modulo anti-assembramento, fermo restando la libertà di ciascuno di poter manifestare. Il vero elemento distintivo, comunque, resta sempre quello della sensibilizzazione della cittadinanza ai comportamenti preventivi e dunque al rispetto delle regole, partendo quindi dalla collaborazione degli organizzatori».
 

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