Bufera sulle linee guida gender per le scuole nel Lazio. Lega e famiglie all'attacco
Bufera sulle linee guida gender, l'abc delle buone pratiche a scuola per evitare bullismo e "qualsiasi tipo di molestia e discriminazione" realizzato dal Servizio per l'adeguamento tra identità psichica e identità fisica che fa riferimento all'Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini insieme all'associazione Genderlens e Agedo (genitori di bambini e adolescenti con varianza di genere) che sono state diramate dall'Ufficio scolastico regionale del Lazio che le ha pubblicate sul sito e messe a disposizione dei presidi in occasione della Giornata internazionale contro l'omofobia. Lega e associazioni per la famiglia, come l'associazione Articolo 26, non ci stanno. Ed è intervenuto anche il sottosegretario all'Istruzione Rossano Sasso. Mentre l'Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini prende le distanze dall'iniziativa sostenendo che "non siamo responsabili del documento" sostenendo che "l'istituto con cui abbiamo una convenzione ha usato il logo senza autorizzazione". Tuttavia i presidi sottolineano che non possono ignorare il delicato tema gender e l'Associazione nazionale presidi con il suo presidente Antonello Giannelli, spiega come sia "necessario formare personale scolastico per affrontare varie realtà".
Alla fine in serata l'Ufficio scolastico della Regione Lazio, con una circolare, firmata dal direttore generale Rocco Pinneri e inviata alle istituzioni scolastiche statali e paritarie del Lazio, ai Cpia del Lazio e , per conoscenza agli Uffici scolastici provinciali del Lazio ha ritirato la nota dello scorso 14 maggio con cui venivano inviate alle scuole le ’strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere. "Dal comunicato stampa diffuso in data odierna dall’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini - spiega l’Usr del Lazio - si apprende che l’istituto Metafora ’ha utilizzato, senza alcuna autorizzazione, il logo dell’Azienda abusando di un rapporto di convenzione in corso nella sua collaborazione con questo Ufficio scolastico, in particolare nella produzione del documento relativo alle strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere". "Il documento - ricorda l’Usr del Lazio - era stato diffuso alle scuole quale materiale di preparazione per un corso di formazione per i docenti della durata di 4 ore da tenersi a settembre. Il corso avrebbe dovuto dare ai docenti interessati indicazioni di massima su come gestire eventuali richieste degli studenti di confrontarsi sul tema della varianza di genere. La fiducia nel pedigree del documento non può che essere incrinata dal fatto di aver appreso che l’estensore avrebbe una affiliazione scientifica diversa da quella che era stata rappresentata a questo Ufficio. Per questo motivo - conclude la nota inviata alle scuole - il documento è ritirato e il corso di formazione è sospeso". (
Ma ecco tutte le voci che si sono levate in giornata iniziando dai presidi. La questione gender, sottolinea Giannelli "è una problematica già presente nelle scuole e che dunque non possiamo ignorare: a noi spetta il compito di preparare le nuove generazioni a gestire la complessità sociale con serenità e col massimo rispetto reciproco". "Le scuole sono in grado di trattare qualsiasi argomento - prosegue Giannelli - Quello dell’identità di genere, in particolare, è un tema scottante che non può essere solo oggetto di prese di posizione ideologiche. E' necessario - conclude - formare il personale scolastico mettendolo in condizioni di affrontare le situazioni esistenti nelle varie realtà, facendo ricorso a professionisti adeguatamente preparati».
Intanto però la polemica è accesa per il webinar , promosso dal Servizio per l'adeguamento tra identità psichica e identità fisica. E con la circolare i capi di istituto potranno valutare la possibile partecipazione dei docenti al corso di formazione che si terrà a settembre. Da qui la bufera.
"Chi ha sbagliato paghi - stigmatizza Pro Vita & Famiglia -. Nessuna linea guida è stata diffusa dal San Camillo Forlanini riguardo al documento ’Strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere" come ha appena scritto in una nota la stessa Azienda Ospedaliera. Vogliamo sapere cosa è successo. Qualcuno è responsabile di questa vergogna, ci dicano chi". È quanto dichiara in una nota il presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, Toni Brandi, riferendosi alle linee guida sulla varianza di genere per le scuole, diffuse dall’USR-Lazio in tutte le scuole di Roma e del Lazio. "Senza alcuna autorizzazione è stato diffuso il logo dell’Azienda abusando di un rapporto di convenzione in corso con il San Camillo Forlanini, finalizzato al supporto psicologico di adeguamento tra identità fisica e psichica. La Regione Lazio ne sa qualcosa? - chiede il membro del Direttivo di PV&F Maria Rachele Ruiu - Chi si è nascosto dietro al San Camillo per far apparire un rapporto anti-scientifico e privo di un confronto con le associazioni dei genitori nel Fonags e del Forags Lazio? Un rapporto con un approccio che in Uk e Nord Europa ha provocato numerosi danni psichici e fisici ai ragazzi? Chi in nome di un’ideologia fa sperimentazioni già fallite all’estero? Forse gli stessi che hanno messo nelle direttive tra la normativa di riferimento il ddl Zan spacciandolo già per approvato?". "Fa paura pensare che si sia trattato di un provvedimento puramente ideologico, che richiama una legge che ancora non è stata approvata come il Ddl Zan, e che su questa base professionisti di non si sa quale specie sarebbero entrati nelle scuole dei nostri bambini. L’ufficio scolastico regionale rimuova immediatamente dal portale web le linee guida così squalificate dal San Camillo e invii immediatamente una comunicazione a tutte le scuole smentendo che queste godano del sostegno scientifico dell’Azienda ospedaliera! Basta giocare al derby sulla pelle dei nostri figli!», conclude Ruiu.
Interrogazione del gruppo Lega in consiglio regionale del Lazio. "Nessuna linea guida sulla teoria di genere deve essere diffusa nelle scuole del Lazio. Inoltre, è gravissimo l’utilizzo inappropriato di un simbolo di un’azienda sanitaria per diffondere un documento, dei cui contenuti lo stesso San Camillo Forlanini non è responsabile. Abbiamo predisposto un’interrogazione urgente, oltre a chiedere un’audizione urgente in commissione Sanità del Dg dell’azienda, al fine di conoscere nel dettaglio come sia stato possibile che un Istituto abbia potuto utilizzare e diffondere un documento simile con loghi riconducibili alla Regione Lazio, precisando quali siano i rapporti e la ragione del rapporto di collaborazione con questo Istituto e le finalità dell’accordo. Ringraziamo il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, per essersi attivato al Ministero per bloccare questa follia". Così il gruppo della Lega in Consiglio regionale del Lazio.
"I ladri vengono di notte perché nessuno li scopra. Noi, con la nostra denuncia, abbiamo accesso i fari sulla gravissima strumentalizzazione ideologica nascosta dentro le Linee guida sulle strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere, inviate dalla Regione Lazio a tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado. Dopo le distanze prese dal San Camillo-Forlanini, che ha diffidato l’istituto Metafora – Centro Ricerca e Terapia della Famiglia, del Bambino e dell’adolescente S.r.l. (Saifip), per aver abusato del logo dell’Azienda ospedaliera, ormai alle favole gender non crede più nessuno. Vogliono entrare nelle scuole e deviare i nostri figli. La manina che si cela dietro questo vergognoso documento ora dovrà pagare. Ecco come lavora il 'partito-gender', con qualche servo sciocco suo alleato regionale. É uno scandalo. Questi sono i soggetti a cui vogliamo affidare i nostri bambini?" le parole di Simona Baldassarre, medico, europarlamentare della Lega e Responsabile del Dipartimento Famiglia del Lazio.
I genitori di Articolo 26 chiedono ai Presidi e alla politica di fermare la crociata gender, perché "Usr Lazio ha ignorato il primato educativo dei genitori sancito nella Dichiarazione universale diritti dell’uomo".
"Invitiamo presidi e politica a fermare questa crociata nella scuola pubblica. La regione Lazio ha scavalcato il ministero dell’Istruzione con un abuso gravissimo. Attraverso un espediente ha ignorato l’obbligo di consenso informato degli organi collegiali e dei singoli genitori su tematiche sensibili come quelle di genere. Quanto accaduto è la prova che se passasse il Ddl Zan queste iniziative sarebbero imposte in tutte le scuole d’Italia". Così Chiara Iannarelli, vicepresidente dell’Associazione Articolo 26, parte dei Forum regionale (Lazio) e nazionale, Forags e Fonacs, delle associazioni dei genitori nella scuola, tavoli consuntivi presso il ministero dell’Istruzione. "Con la nota 19354 del 2018, il Ministero dell’Istruzione ha imposto il consenso informato preventivo per tutti questi temi; e la nota 1972 del 2015 impone di non fare entrare l’ideologia gender, o pratiche educative estranee al mondo scolastico nelle scuole - spiega - Qui siamo alla rivoluzione: Con un espediente è stato baipassato il Ministero dell’Istruzione e formato un gruppo ideologico di parte attraverso i docenti, per far passare ed amplificare a cerchi concentrici un’ideologia. E questo - incalza - mentre la Gran Bretagna e la Svezia, che ci avevano anticipati, hanno lanciato l’allarme e stanno tornando indietro sui loro passi per il numero crescente di giovani che chiedono di sottrarsi alle procedure già avviate di transizione". "La scuola insegna l’inclusione attraverso il rispetto - rimarca Iannarelli - L’Usr Lazio ha usato la scuola pubblica che dovrebbe essere pluralista, laica ed inclusiva come terreno ideologico di parte. Non ha tenuto conto dello sviluppo evolutivo degli adolescenti; ha imposto una visione della sessualità, ignorando quanto sancito dall’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: il primato educativo dei genitori, indispensabile per impedire l’ingresso tra i banchi di ideologie totalitarie e per trasformare la scuola in terreno di propaganda. Siano fermati nel Lazio ed in tutta Italia progetti portati avanti da associazioni di parte come quelle Lgbt - conclude - Si potenzi solo l’educazione civica nel rispetto dei valori della nostra Costituzione e si fermi ddl Zan".
In serata è arrivato il dietro front. L’ufficio scolastico Regionale del Lazio, con una circolare, firmata dal direttore generale Rocco Pinneri e inviata alle istituzioni scolastiche statali e paritarie del Lazio, ai Cpia del Lazio e , per conoscenza agli Uffici scolastici provinciali del Lazio ha ritirato la nota dello scorso 14 maggio con cui venivano inviate alle scuole le ’strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere. "Dal comunicato stampa diffuso in data odierna dall’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini - spiega l’Usr del Lazio - si apprende che l’istituto Metafora ’ha utilizzato, senza alcuna autorizzazione, il logo dell’Azienda abusando di un rapporto di convenzione in corsò nella sua collaborazione con questo Ufficio scolastico, in particolare nella produzione del documento relativo alle strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere". "Il documento - ricorda l’Usr del Lazio - era stato diffuso alle scuole quale materiale di preparazione per un corso di formazione per i docenti della durata di 4 ore da tenersi a settembre. Il corso avrebbe dovuto dare ai docenti interessati indicazioni di massima su come gestire eventuali richieste degli studenti di confrontarsi sul tema della varianza di genere. La fiducia nel pedigree del documento non può che essere incrinata dal fatto di aver appreso che l’estensore avrebbe una affiliazione scientifica diversa da quella che era stata rappresentata a questo Ufficio. Per questo motivo - conclude la nota inviata alle scuole - il documento è ritirato e il corso di formazione è sospeso".
Non basta a spegnere la polemica. Interviene l'Associazione Non si tocca la famiglia. "Siamo in attesa di ricevere delle scuse e ci aspettiamo che il Ministero dell’Istruzione garantisca che mai niente di tutto questo entrerà nelle scuole italiane.Siamo molto contenti della nota emanata dall’Ufficio scolastico regionale del Lazio ma ci sorprende: come hanno potuto non controllare prima ed accettare così silenti una circolare di quella portata in un dibattito politico aperto con la legge Zan in Senato e nonostante la mobilitazione di massa dei genitori al Ministero?» domanda Giusi D’Amico presidente dell’Associazione Non si tocca la famiglia, responsabile della commissione scuola Family day e promotrice della rete Liberi di educare, a sostegno delle scuole pubbliche paritarie. "A questo punto - aggiunge - siamo in attesa di ricevere delle scuse da tutti coloro che in questo contesto hanno avuto responsabilità. E ci aspettiamo che il Ministero dell’Istruzione garantisca che mai niente di tutto questo entrerà nelle scuole italiane come stabilisce la circolare 1972 del 15 settembre 2015, in cui si legge: ’....si ribadisce che tra i diritti e i doveri e tra le conoscenze da trasmettere a scuola non rientrano in nessun modo né ideologie gender, né l’insegmaneto di pratiche estrenee al mondo educativo...’". E la rappresentante dei genitori conclude: "Ci appelliamo a questa nota. Questa è stata una manovra politica per preparare il terreno per la rieducazione nelle scuole in vista di settembre, pensando di avere la legge Zan in tasca. Una mossa politica".
Nella discussione si registra anche l'intervento della Regione Lazio attraverso l'assessore alla sanità regionale Alessio D'Amato. "Non esiste alcuna linea guida regionale sulla varianza di genere. L’Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini, in accordo con l’Assessorato alla Sanità e Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, ha infatti diffidato l’Istituto Metafora (Saifip) per avere inviato all’Ufficio Scolastico Regionale, senza alcuna autorizzazione e con il logo dell’Azienda Ospedaliera, il documento diffuso nel corso di un webinar" ha comunicato l’assessore D’Amato. "Peraltro un’azienda ospedaliera non può emanare nessuna linea guida, questo genere di documento è sempre di carattere nazionale o regionale - ha aggiunto - Rimango sorpreso di come sia stata possibile la successiva diffusione alle scuole da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio, senza un preventivo accertamento della fonte e dei contenuti".