Aveva 63 anni

Addio a Pietro Del Grosso, gigante buono degli infermieri. Lutto nella Asl Roma 1

Grazia Maria Coletti

Lutto nella Asl Roma 1, è morto Pietro Del Grosso, infermiere molto conosciuto, docente dei corsi di laurea in Scienze infermieristiche all'Università Cattolica e alla Sapienza e sindacalista Fials: aveva 63 anni ed è deceduto martedì mattina mentre si sottoponeva ad un elettrocardiogramma da sforzo, a tre giorni dalla morte della sua amata cagnolina Milù che lo aveva molto addolorato. Era un infermiere con incarico di posizione organizzativa, docente e pioniere dell’infermieristica italiana, ed era al secondo giorno di ferie prima dell’imminente pensione a settembre.

La Direzione Aziendale della Asl Rm1, lo ricorda con commozione anche nel post pubblicato sulla pagina Facebook. “Nella mattinata di martedì la triste notizia dell’improvvisa scomparsa di Pietro Del Grosso ha colpito tutta la nostra comunità. La Direzione Aziendale ha portato alla moglie e alla famiglia la propria vicinanza e cordoglio. E’ stato un professionista stimato, che ha ricoperto negli anni diversi ruoli con grande impegno e competenza e che nella Asl Roma 1 ha dato in questi ultimi anni un importante contributo nell’area della Formazione. Tutta l’Azienda si unisce al dolore per la sua scomparsa e rivolge a Pietro il ringraziamento e il saluto che avrebbe espresso in occasione del suo imminente pensionamento”.

  

I funerali domattina, sabato 15 maggio, alle 10 nella cappella dell’ospedale San Filippo Neri.

Chi era. Infermiere con incarico di posizione organizzativa Pietro Del Grosso era all’Unità operativa complessa Formazione e sviluppo delle competenze della Asl Roma 1. Conosciutissimo a Roma, faceva parte di gruppi regionali e ha fatto un po’ la storia della formazione post laurea. Formando valanghe di infermieri da docente e coordinatore del corso di laurea in Scienze infermieristiche all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e alla Sapienza. “Un veterano, quasi un reduce di guerra” lo descrivono i più intimi, essendo stato uno dei primi dirigenti dell’infermieristica in Italia, fin dall’inizio  degli anni ’90.

Tre giorni prima di morire un evento lo aveva sconvolto: la morte della sua cagnolina Milù, che aveva 17 anni. “Ho passato il weekend più triste della mia vita” aveva detto ai colleghi della Asl Roma 1 annunciando la morte della sua amatissima cagnolina Milù, venuta a mancare l’8 maggio, quando lunedì, un giorno prima che Pietro morisse, aveva portato la mamma Concetta 86enne a fare il vaccino anti-Covid, e poi era passato in ufficio a prendere le sue cose, essendo al secondo giorno di ferie dei 150 che doveva smaltire prima di andare in pensione.

“Pietro è morto alla stessa ora di Milù” racconta la moglie Patrizia Mercolini, anche lei infermiera ma all’ospedale di Monterotondo che conferma quanto il marito ne fosse addolorato. Commovente il post d'addio sul suo Fb. “Ciao amore mio, piccola Milù - aveva scritto Pietro -, oggi te ne sei andata ed il dolore è immenso. Solo chi non sa non può capire il grande vuoto che hai lasciato in famiglia, un vuoto incolmabile e che non trova conforto”. E ancora: “L’unico pensiero che in questo momento aiuta è sapere che sei con altri cagnolini al Ponte dell’Arcobaleno alla soglia del Paradiso”. E aggiunge quasi profetico: “Un giorno ci rivedremo, mi correrai incontro scodinzolando ed insieme attraverseremo il ponte per non lasciarci più”.

Eccolo il gigante buono degli infermieri. Figlio d’arte, Pietro Del Grosso aveva cominciato da piccolo a frequentare gli ospedali insieme con il papà, Eride, portantino al Santo Spirito, quando c’erano ancora le suore di Santo Spirito di cui Pietro, bambino, era diventato un po’ la mascotte, all’epoca in cui in corsia ci si passavano dalle 12 alle 18 ore al giorno.

Era ostetrico in un settore rimasto al femminile anche adesso. Poi caposala, ferrista, e dopo la scuola Dai aveva preso anche la laurea magistrale e conseguito molti master in una preparazione progressiva e continua. Ma Pietro Del Grosso era apprezzato anche per le qualità umane. Di sé diceva “sono un orso marsicano”  rivendicando orgogliosamente le sue origini abruzzesi, essendo nativo di San Benedetto dei Marsi (L’Aquila).

“Pietro era un personaggio conosciutissimo nella Asl Rm1, attivo anche in ambito sindacale, responsabile della formazione della Fials dove era un punto di riferimento” sottolinea il fratello Rino, tecnico di radiologia, che ricorda anche “i trascorsi da dirigente al San Gian Giacomo dove Pietro è stato il paladino nella lotta contro la chiusura dello storico ospedale a via del Corso. Ha amato il suo lavoro e ha combattuto per le scelte della sanità pubblica, che funzionasse per il bene del cittadino, ed è stato anche ascoltato. E quando si è trovato da solo a combattere non si è mai tirato indietro, come fanno gli eroi. La sua – conclude Rino - è una perdita dura da accettare”.