guerra spuntata
Bocciato sui vaccini, ecco perché il Lazio ha fallito
Pfizer azzerato e centinaia di migliaia di altri vaccini ancora ferme nei congelatori laziali. Ecco come la politica non dei «due forni» ma dei 2 frigoriferi ha consentito agli Hub vaccinali di somministrare Pfizer a tutti (oltre le indicazioni prioritarie del Piano nazionale), lasciando invece ai medici di famiglia quasi soltanto le sempre meno gettonate dosi di AstraZeneca. Finendo di precipitare il Lazio in fondo alla classifica delle Regioni sul rapporto tra le fiale ricevute e quelle inoculate. Attualmente, infatti, ci sono ben 311 mila e 646 dosi nei congelatori laziali ancora da somministrare, pari all’11,4% di quelle ricevute finora dalla Regione (2.727.430). I dati sulla «distribuzione delle somministrazioni rispetto alle consegne» sono dello stesso ufficio del Commissario straordinario per l’emergenza-Covid, Francesco Paolo Figliuolo. E, secondo questo «Report aggiornato al 12-05-2021», infatti, il Lazio ha somministrato 2 milioni 415 mila e 784 dosi, pari all’88,6% delle fiale ricevute, appunto.
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LAZIO AL 15° POSTO
Una percentuale inferiore di oltre 3 punti rispetto alla media nazionale (91,5%) che vede il Lazio nella parte bassa della classifica, al sedicesimo posto. Peggio hanno fatto finora soltanto Basilicata (86,1%), Calabria (85,8%), Friuli-Venezia Giulia (85,6%), Sardegna e Sicilia (82,4%). Oltre alle restanti Regioni del Centro-Nord, infatti, il Lazio è stato scavalcato anche dalle sempre bistrattate Campania (92,4%), Molise (93,8%) e Puglia (96,1%).
«PFIZER PER TUTTI»
Da domenica scorsa sono andati «esauriti gli slot disponibili per la prenotazione del vaccino Pfizer per il mese di maggio: prenotate tutte le dosi disponibili», ha dovuto annunciare la Regione. Anche perché, ha subito ribattuto il sindacato dei medici di famiglia Fimmg, «negli hub viene utilizzato per tutti il vaccino Pfizer a prescindere dall'età e dalle patologie», hanno denunciato i camici bianchi, accusando la Regione di non aver rispettato le priorità del Piano vaccinale nazionale, che invece aveva indicato la somministrazione di Pfizer per gli over-80, i disabili gravi e le categorie estremamente vulnerabili. Perché i centri vaccinali monomarca hanno inoculato indistintamente lo stesso tipo di vaccino a tutti i prenotati: sui 136 attivi nel Lazio quasi i due terzi (85) somministrano esclusivamente Pfizer, circa il doppio dei 44 che inoculano AstraZeneca, con i rimanenti 4 Johnson&Johnson e 3 Moderna.
200 MILA OVER-70 IN ATTESA
Eppure, secondo il rapporto del Commissario Figliuolo, sui 400.605 residenti laziali over 80, ne restano ancora «in attesa di prima dose 28.328, pari al 7,07%». Mentre, rispetto ai 552.007 over 70 residenti nel Lazio, ci sono ancora «188.542 (34,16%) in attesa di prima dose». I quali, almeno per maggio, avrebbero dovuto scordarsi Pfizer. Poi, però, la Regione ha deciso di posticipare i richiami di tutte le seconde dosi Pfizer fissate a partire da lunedì 17, che passeranno dall’originario intervallo dei 21 giorni a 35. Questo «consentirà di recuperare circa 100 mila slot di Pfizer nel mese di maggio», ha quantificato l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, ricordando che ci sono «disponibili per il mese di maggio 100 mila slot di prenotazione per il vaccino AstraZeneca e il monodose di Johnson&Johnson». Ora destinate alle farmacie e ai medici di famiglia dopo la rivolta dei camici bianchi.
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«MEDICI DI FAMIGLIA UMILIATI»
Contro la Regione, infatti, s’è schierato anche il Sindacato Medici Italiani (Smi), per i camici bianchi «penalizzati da scelte politiche e organizzative che umiliano la medicina generale: ci siamo prodigati per poter vaccinare negli studi medici, costretti a elemosinare una, 2 dosi settimanali, con regole che cambiano ogni giorno, con indicazioni subentranti e discordanti e con la popolazione lasciata in balia delle più svariate e multiformi news e spesso fake news», ha denunciato Cristina Patrizi.
«HUB COSTOSI E IMPRODUTTIVI»
Anche secondo i calcoli della Fimmg nel Lazio, questo «sistema di vaccinazione, nonostante i proclami, in 4 mesi, ha raggiunto solo 1.505.885 somministrazioni per la prima dose e solo 738.000 con entrambe le dosi su 4.947.992 cittadini da vaccinare con 2 dosi». Mentre, sottolinea la Fimmg, «la medicina di famiglia ha vaccinato 191.785 cittadini in 2 mesi, il triplo di qualsiasi hub vaccinale che ha iniziato mesi prima, con costi decisamente inferiori e con enormi difficoltà nel rifornimento dei necessari vaccini». Martedì scorso, dopo un incontro con l’assessore D’Amato, la Fimmg ha «sospeso, ma non revocato, lo stato d’agitazione» proclamato la scorsa settimana. «Se gli impegni in merito alla fornitura regolare dei prodotti vaccinali in campo saranno rispettati - conclude il segretario della Fimmg Roma, Pier Luigi Bartoletti - permetterà di vaccinare con più velocità le categorie previste dal programma regionale e nello stesso tempo recuperare fragili, fragili non censiti, ultrasessantenni e tutti coloro che non hanno scelto fino ad oggi la strada degli Hub».