Ama stoppa anche la dispersione delle ceneri nel Giardino dei ricordi a Prima Porta
«Lasciate ogni speranza, voi che entrate». I defunti che entrano al cimitero di Prima Porta, qualsiasi sia la loro «destinazione finale» (loculo, forno crematorio, fossa sotto terra o «Giardino dei ricordi»), hanno poche speranze di trovare sepoltura. L’ultima beffa è che Ama ha sospeso, fino a data da destinarsi, il servizio di dispersione delle ceneri in natura, all’interno di uno spazio ad hoc che si chiama «Giardino dei ricordi». Eppure le famiglie hanno pagato anche quel servizio: circa 90 euro. «Mio cugino è deceduto il 2 febbraio scorso. Il 4 marzo è stata fatta la cremazione - racconta la signora Rita, che ha contattato "Il Tempo" - Avevamo appuntamento il 31 marzo alle 8,30 a Prima Porta per la dispersione delle Ceneri nel Giardino. Appuntamento disdetto il giorno 30 marzo, causa restrizioni Covid, con rinvio fino a nuove direttive. Purtroppo l'Ama ha gestito i defunti come rifiuti, con ugual spregio e incapacità».
Il servizio della dispersione delle ceneri al cimitero Flaminio era già stato interrotto l’anno scorso, e poi riattivato il 14 settembre. «Il servizio era stato temporaneamente sospeso - spiega Ama nel comunicato pubblicato sul sito l’anno scorso, dopo il periodo di interruzione - per permettere i lavori di ripristino della passerella e della conca cineraria in cui sono raccolte le ceneri, per poi essere restituite alla natura attraverso un apposito sistema di irrigazione».
Ed è proprio questo sistema di irrigazione che fa, letteralmente, acqua da tutte le parti. Nel senso che, stando a quanto denunciano alcuni operatori delle agenzie funebri, l’acqua mista a ceneri viene scaricata sulla superficie del terreno limitrofo a questa specie di parabola capovolta e, dopo essere scolata sul prato, finisce inevitabilmente nei tombini, e quindi nelle fogne.
Il Campidoglio e l’Ama inaugurarono il «Giardino dei ricordi», tre ettari di collina alberata con prati e cespugli di rose, il primo giugno 2005 (sindaco Veltroni) per offrire un luogo in cui disperdere le ceneri dei propri cari. In particolare, venne costruita una sorta di padella in cemento, con una pedana sopraelevata che i parenti del defunto percorrono per poi svuotare al suo interno l'urna cineraria. Lungo la circonferenza ci sono dei getti di acqua che - azionati - creano dei vortici, che confluiscono verso un buco centrale. Da qui, lo scarico getta l’acqua grigiastra sul prato e poi, inevitabilmente, negli scoli della strada che portano ai tombini (il tragitto è sempre lo stesso: difatti si vede la macchia dove non cresce l’erba).
La dispersione in natura, secondo le regole, prevede che le ceneri finiscano sotto uno strato di terra; come quella in mare prevede che si getti un’urna biodegradabile sul fondo marino, in modo che le ceneri non tornino a riva.
L'eterno riposo negato: cittadini in coda anche da morti