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Non ci sono più nemmeno loculi. Ama blocca le estumulazioni per tutto maggio

Valeria Di Corrado
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«Buongiorno, comunico che le estumulazioni ordinarie mese maggio 2021 sono state sospese a data da destinarsi». Con questa stringata comunicazione via mail di ieri, l’Ufficio Concessioni-Scol di Ama ha messo una pietra tombale sulle speranze dei romani di vedere la luce nel caos sulla gestione dei cimiteri capitolini. Dopo le cremazioni a «numero chiuso» e la corsa dei carri funebri per arrivare per primi al forno del Flaminio, dopo lo scandalo delle centinaia di urne «abbandonate» nei depositi (spesso senza possibilità di risalire alle famiglie), arriva l’ultima beffa: per tutto il mese di maggio non si potrà procedere con le operazioni di dissepoltura. E se non si può estumulare, non si può nemmeno tumulare, perché mancano i loculi.
«I loculi trentennali a Prima Porta, che sono scaduti da tantissimi anni, devono essere liberati per far posto alle salme nuove - spiega Luciano Taffo, titolare dell’omonima agenzia funebre - Invece Ama, bloccando le estumulazioni, non li libera e le salme non sa dove metterle. È la vergogna più totale. Tra l’altro, liberandoli,m potrebbe anche rivenderli a prezzo nuovo. Niente da fare, nemmeno questo. Mi chiedo: qual è la strategia di un’azienda del genere? Perché non la danno in mano a me? In un mese risolverei tutti i problemi».

 


«Ormai al Flaminio è rimasta una sola seconda fila di loculi, il resto è al completo. Se bloccano le estumulazioni, il collasso diventa matematico, perché non si possono fare più tumulazioni - conferma Gianluca Fiori, presidente di Assifur - Per giunta sembrerebbe che il campo dove stanno inumando è l’ultimo che hanno a disposizione. Poi il cimitero di Prima Porta potrà dirsi davvero al completo. Peccato che questo è l’unico e ultimo cimitero che abbiamo a disposizione, visto che gli altri sono già esauriti. Poi i morti ce li portiamo a casa?».
La risposta dell’azienda municipalizzata, a questo punto, suona come una presa in giro ai cittadini: «Ama in stretto raccordo con Roma Capitale, sta mettendo in campo tutte le risorse disponibili per assicurare il regolare svolgimento delle operazioni cimiteriali. Dall’inizio di quest’anno, presso il cimitero di Prima Porta, sono state effettuate oltre 4.500 cremazioni, 568 soltanto negli ultimi quindici giorni, e oltre 6.700 operazioni tra inumazioni, tumulazioni, esumazioni ed estumulazioni». Fa effetto sfoderare la cifra di 4.500 cremazioni, ma se si pensa che dall’inizio del 2021 sono passati 117 giorni, significa che sono state fatte circa 45 cremazioni al giorno (considerato che finora l’impianto non funzionava di domenica). Peccato che il contratto di appalto, tra Ama e la società che ha in gestione le 6 linee di forno, prevede dalle 60 alle 75 cremazioni al giorno. «Sia per la parte amministrativa che per quella operativa - prosegue la nota di Ama - si sta producendo il massimo sforzo per far fronte alla crescita dei decessi e della domanda connessa, ottemperando a tutte le norme per la sicurezza e alle misure di contenimento del Covid-19, a tutela dei lavoratori e degli utenti. L’impianto crematorio romano resterà attivo anche il 1° maggio e le salme verranno accolte anche domenica 2 maggio». Insomma, la giustificazione del Covid resta l’«evergreen» per l’azienda, che però cremava di più prima della pandemia. 

 


E poi l’ultima beffa: Ama fa sapere che valuterà «eventuali azioni nelle sedi opportune per il reato di procurato allarme a tutela del servizio pubblico essenziale svolto». Una velata minaccia nei confronti delle associazioni di pompe funebri che hanno presentato esposti sul caos cimiteri e sui lunghi tempi di attesa per qualsiasi tipo di sepoltura. «Siamo al bue che dà del cornuto all’asino», chiosa Gianluca Fiori.

 

Alla Procura di Roma arriva un terzo esposto sui ritardi nelle sepolture da parte di Ama, dopo quelli presentati nei giorni scorsi dall’associazione Eccellenza Funeraria Italiana e da un privato (che hanno dato luogo all’apertura di due fascicoli, al momento senza ipotesi di reato e senza indagati). I dirigenti romani della «Lega Salvini Premier», Fabrizio Santori e Monica Picca, assieme alla portavoce del «Comitato per la Tutela dei Cimiteri Flaminio Prima Porta Verano e Laurentino», Valeria Campana, hanno descritto uno scenario «ormai insostenibile e al collasso» nelle 12 pagine inviate ai pm di piazzale Clodio. «Mesi di attesa per le cremazioni, cimiteri esauriti, scandali e disservizi di ogni tipo che vengono ripetutamente segnalati dai parenti dei defunti disperati per una situazione grave che viene costantemente ignorata dai vertici di Ama e dall’amministrazione capitolina», spiegano i promotori della denuncia. «Le gravi urgenze già esistenti nel 2017 sono oggi emergenza», e tra queste «vi è ora l’impossibilità di dare sepoltura ai defunti in tempi ragionevoli, che si tratti di cremazione o deposizione a terra o in loculo».

 

Sono numerose le segnalazioni arrivate al Comitato da parte di cittadini, pronti quindi «a essere chiamati a testimoniare in fase di indagine». «Una situazione da terzo mondo che Roma non merita». Nell’esposto si fa un lungo elenco, esortando a verificare ciò che non va: «False cremazioni, riduzioni con vilipendio di cadavere, incapienza cimitero Laurentino, gravi ritardi nelle sepolture, collasso servizio di cremazione con pontenziale violazione normativa Covid-19, incapienza depositi, ritardi nei servizi di sepoltura a terra, esumazioni di legge senza possibilità di successiva collocazione immediata dei resti, senza certa informazione ai parenti dei defunti e in grave ritardo».

 

Il tutto con «conseguente incremento dei costi sostenuti dalle famiglie». Sì perché, a fronte di questi disservizi, i servizi cimiteriali nella Capitale si pagano più cari che nelle altre città. Secondo la tabella riportata nell’esposto, una cremaizone costa 450 euro, a fronte dei 306 di Milano e 331 di Palermo. L’inumazione costa nella Capitale 342 euro, nel capoluogo lombardo 171 e in quello siciliano 140. La tumulazione viene 309 a Roma, 285 a Milano e 191 a Palermo. La concessione di un loculo: 3.377 nella Capitale, 2.736 nel capoluogo lombardo e 683 in quello siciliano.

 


A ciò si aggiunge «mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria di edifici fatiscenti e relativa interdizione degli accessi - si legge nella denuncia - mancanza di acqua in alcune sezioni dei cimiteri romani (in particolar modo a Prima Porta), mancanza di sicurezza con scippi, furti e atti vandalici». E ancora: «procedure per la messa in vendita di sepolture con concessione scaduta al Verano ferme, ritardi nel completamento del cimitero Laurentino, permanenza nei cimiteri di personaggi dediti all’abusivismo dei servizi cimiteriali e funebri». Insomma, Santori e Picca chiedono un «urgente intervento delle autorità per grave e imminente rischio della salute pubblica».

 

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