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Riaperture, l'ultima beffa per i bar: al bancone non si consuma

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Damiana Verucci
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L'ultima beffa per i bar e gli esercizi di somministrazione romani viene dal nuovo decreto che non permetterebbe loro di tornare a servire le consumazioni al bancone da domani. Anche se a fine serata il Ministero dell'Interno, con una seconda circolare, cerca di mettere la toppa e scrive che il servizio al banco è possibile solo per le strutture che consentono il servizio all'aperto. In pratica i chioschi bar o chi può permettersi di mettere un bancone all'esterno. Un'altra doccia fredda per migliaia di esercenti che costerà molto cara, secondo Fiepet Confesercenti.

«Stiamo parlando di ultenon perdite per il mese di maggio stimate in circa 150 milioni e la seconda circolare è peggio della prima perché è ancora più difficile da interpretare e lascia enorme discrezionalità ai vigili urbani». Incalza Pica, «dopo giorni che cerchiamo di capire cosa possano fare gli esercenti dal 26, giorno chiamato della ripartenza ma che ripartenza, dunque, non sarebbe affatto, arriva una prima circolare del Ministero dell'Interno che dice niente servizio al bancone al chiuso e poi ne arriva una seconda che dice si a quel servizio solo se le strutture lo consentono senza specificare in alcun modo cosa significhi».

Il risultato, c'è da immaginare, sarà il caos tra chi non avrà capito come deve servire il caffè, chi non se la sentirà di rischiare e continuerà con i bicchierini di plastica e chi invece farà di testa sua violando magari le regole poco chiare. Anche perché sono tanti i bar che non hanno proprio lo spazio esterno e dunque saranno penalizzati come, se non addirittura più dei ristoranti che in queste ore stanno continuando a montare pedane per potersi portare a casa almeno qualche decina di clienti a sera. Incalza Sergio Paolantoni, Presidente Fipe-Confcommercio: «Il modello del bar italiano si fonda proprio sul consumo al bancone e per questo la stragrande maggioranza dei seimila bar della Capitale non dispongono di tavoli nè all'interno e nè all'esterno. Se si può stare per un periodo abbastanza lungo su un mezzo di trasporto pubblico o all'interno di un grande esercizio commerciale con decine e centinaia di persone si deve spiegare, e va spiegato bene, perché non si può prendere un caffè al bancone di un bar in pochi minuti mantenendo il distanziamento interpersonale e rispettando la capienza prevista per ciascun esercizio». Peraltro, almeno sulla carta, il Lazio come la maggior parte delle altre regioni, torna da domani in zona gialla e prima di questo nuovo decreto consumare un caffè in tazzina, sebbene tenendo sempre le dovute distanze, era consentito. Ora perché no? Si chiede Andrea Rotondo, presidente Confartigianato Roma: «È inaccettabile che nel decreto Riaperture non sia prevista la consumazione al banco per le attività di ristorazione artigiana, così come per i bar, se non per chi può permettersi di servire fuori dal locale e si tratta certo della minoranza degli esercenti. C'è stata e resta una mancanza di chiarezza in materia, affidata solo a una precisazione di due diverse circolari che però precisano poco e niente». Per Confartigianato sarà un ulteriore danno alle attività artigianali che per magio è stato stimato intorno a 13 milioni di euro. Insomma, una ripartenza tutt' altro che facile quella che si prospetta da domani.

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