Il pm: "I Casamonica hanno goduto per 30 anni dell'impunità. Questa è la grande occasione per cambiare"
"Per 30 anni i Casamonica hanno goduto di impunità permanente: un'arma che rivendicano, ostentano e su cui si basano le intimidazioni nei confronti dei cittadini romani e delle istituzioni. Questa è la grande occasione che ha questo distretto giudiziario nei confronti del clan: condannarli per associazione mafiosa". Fuori dai riflettori dei media e nel silenzio della politica, è iniziata ieri la requisitoria del sostituto procuratore Giovanni Musarò nel maxi processo al clan Casamonica, che conta una quarantina di imputati accusati, per la prima volta, di 416bis. Tutta la cittadinanza romana ha sempre percepito questa famiglia come mafiosa, ma nessun magistrato finora aveva avuto la pazienza (e forse anche il coraggio) di indagare a fondo.
"Nonostante il clan sia stanziato a Roma da 30 anni, addirittura dai tempi della Banda della Magliana, manca una sentenza che metta tutto a sistema - ha spiegato il pm Musarò - Il nome dei Casamonica ricorre in decine di processi. Eppure siamo dovuti partire da zero. Questo ha assicurato un'impunità permanente al clan, incutendo paura nelle vittime. Basti pensare che in questo processo, su 25 parti offese, nessuno ha denunciato. L'unica denuncia presentata, da Ernesto Sanità, stranamente è sparita dal commissariato Sant'Ippolito e non è mai arrivata in Procura. I testi che sono stati chiamati qui in aula hanno sempre tenuto a specificare che la Procura e gli investigatori già sapevano tutto. C'è chi ha pagato per oltre 12 anni il pizzo, chi si è venduto casa e chi è arrivato al punto di scappare all'estero".
"Oltre al terrore nelle vittime, ciò che ha reso difficili le indagini è l'utilizzo di un dialetto incomprensibile, rom gitano. Uno strumento difensivo, una sorta di linea Maginot che noi abbiamo aggirato - ha precisato il pubblico ministero - E poi c'è il fatto che siamo in presenza di un clan chiuso, legato da vincoli di sangue, al quale fanno parte solo i Casamonica e i loro cugini Spada. Tanto è vero che quando c'è stato il problema di portare la pace a Ostia, Salvatore Casamonica è andato a sedersi al tavolo con Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, per rappresentare Roberto Spada", che poi è stato condannare per la testata al giornalista Rai aggravata dal metodo mafioso. "I contatti istituzionali di cui beneficiava il clan sono emersi anche in questo processo: lo stesso Salvatore Casamonica, grazie ad alcuni funzionari infedeli in servizio a Ciampino (che non sono stati identificati), aveva quella che lui chiamava l'uscita per far sbarcare tonnellate di cocaina", come è emerso nell'indagine Brasile Low Cost, sempre portata avanti da Musarò.
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