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Via libera al mausoleo Graziani: per la Cassazione non è apologia, annullata la condanna

Francesco Storace
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Un mausoleo al generale Rodolfo Graziani non rappresenta apologia di fascismo. L’incredibile pretesa di Nicola Zingaretti e soci per criminalizzare il comune di Affile reo di aver reso onore al suo cittadino più illustre è finita male. Perché – e ne demmo notizia – il sindaco Ercole Viri con i suoi assessori sono stati «riabilitati» a settembre dalla Corte di Cassazione, che ha rinviato alla Corte d’appello gli atti. Le precedenti condanne «cestinate» dalla suprema magistratura. Ed ora se ne conoscono le motivazioni, depositate dopo ben sei mesi, ma comunque sufficienti a spiegare una decisione assolutamente razionale.

«L’apologia del fascismo, per assumere carattere di reato, deve consistere non in una difesa elogiativa, ma in una esaltazione tale da poter condurre alla riorganizzazione del patito fascista»: parole della Cassazione riprese pari pari dalla Corte Costituzionale. E certamente né la delibera relativa al mausoleo, né la cerimonia di inaugurazione, poteva costituire una forma di riorganizzazione del Pnf.

Viri e i suoi assessori – assisti da un collegio di difesa composto dagli avvocati Ignazio La Russa, Alessandro Palombi e Vittorio Messa, erano stati condannati ad otto mesi di reclusione in primo e secondo grado. Ma la Cassazione ha spazzato via ogni dubbio riordinando il processo ad una diversa sezione della Corte d’appello di Roma. Il nuovo giudizio dovrà valutare la sussistenza o meno di carattere di esaltazione della figura del generale Rodolfo Graziani nelle condotte imputate all’amministrazione di Affile al punto che si possa davvero ingenerare «il pericolo di ricostituzione» del Pnf, alla luce delle puntuali motivazioni esposte dalla Corte Suprema.

In buona sostanza, una vicenda che terminerà di qui a qualche mese col bollo finale dell’insussistenza di qualunque ipotesi di reato. E che trascinerà con sé un giudizio di aperta faziosità dell’amministrazione Zingaretti, che ha perseguitato il Comune di Affile per un’opera che proprio la regione Lazio aveva finanziato sin dal tempo della presidenza di Piero Marrazzo. Un capitolo davvero imbarazzante per una Regione che ha compiti ben più impegnativi rispetto alle decisioni di un piccolo comune, reo di onorare un pezzo della propria storia. Ma si sa, questa sinistra è davvero accecata dall’ideologia, al punto da disconoscere il valore storico di un’iniziativa che altrove non ha fatto tutto questo rumore, come accadde nel vicino comune di Filettino, dove Graziani nacque.

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