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Si rompe il montascale della metro: disabile costretto a scendere i gradini con il sedere

Valeria Di Corrado
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Un disabile per prendere i mezzi pubblici a Roma è costretto ogni giorno ad affrontare una sorta di «Spartan Race» (corsa spartana), ossia la maratona ad ostacoli - inventata negli Usa - che imita i percorsi di guerra a cui si sottopongono i militari durante l’addestramento. Lunedì mattina alla stazione Arco di Travertino della linea A della metropolitana Alessandro Bardini, un avvocato romano di 43 anni, è stato costretto a sfilarsi dalla sua sedia a rotelle - rimasta bloccata sul montascale rottosi a metà del tragitto - e a scendere con il sedere per terra i gradini della rampa, reggendosi con una mano sul corrimano e con l’altra sul pavimento per darsi la spinta, non potendo ovviamente contare sulle gambe. Tutto questo mettendo a rischio la sua incolumità, non solo per la difficoltà della manovra e per i rischi corsi sul montascale, ma anche perché si è esposto al rischio contagio da Covid-19, dovendo «strisciare» per terra. Una città che umilia i suoi abitanti, costringendoli a una prova del genere, è una città incivile. Se poi questa città è la Capitale d’Italia, l’intero Paese ne fa una pessima figura. La vera resilienza, di cui ultimamente tutti fanno un gran parlare, è quella dei disabili che vivono a Roma.
«Dovevo portare la mia moto a fare il tagliando, l’ho lasciata in via Demetriade e ho deciso di prendere la metro - racconta Bardini - Sono andato ad Arco di Travertino e ho chiesto a un dipendente Atac di verificare che funzionasse il montascale della stazione e l’ascensore di Termini, che 10 giorni fa era fuori uso, costringendo un mio collega disabile a scendere le scale in carrozzina». «Dopo aver aspettato un quarto d’ora - prosegue Bardini - è arrivato un tecnico di Atac e ha attivato il montascale. Tutto sembrava filare liscio, quando, dopo la prima rampa di scale, in prossimità del pianerottolo, si è bloccato: non andava né avanti né indietro. Hanno chiamato l’assistente alla manutenzione da Termini, che è arrivato dopo un altro quarto d’ora. Ha provato a farlo a ripartire, senza riuscirci. A quel punto si sono offerti di prendermi di peso, ma non ce l’avrebbero fatta in due. Così hanno aperto la barra del montascale che avevo alle spalle, io ho tirato il freno e ho fatto cappottare la sedia, fino a far toccare lo schienale sul pavimento. Mi sono tirato fuori dalla carrozzina e ho iniziato a scendere le scale col sedere: la mano sul corrimano e l’altra per terra mi davano la spinta per scendere i gradini. In epoca Covid, non è il massimo. È come se il Comune facesse di tutto per scoraggiarci a usare i mezzi pubblici, <CW-30>perché non sai quando parti e soprattutto non sai se arrivi». 
E pensare che l’avvocato Bardini aveva vinto una causa proprio sul malfunzionamento del montascale nelle stazioni Arco di Travertino, Furio Camillo, Lepanto e Cipro: il 29 gennaio 2020 Atac è stata condannata a rimuovere la discriminazione. «Ma a quanto pare è recidiva», conclude Bardini</CW>.
 

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