Il Lazio a un passo dalla zona arancione
Ora nei laboratori i tamponi finiscono al «Var» delle varianti: se, nel sequenziamento, beccano quella inglese, brasiliana o sudafricana, scatta il «rigore», con l’inasprimento delle misure anti-assembramento. E col rischio del cartellino, se non rosso, arancione, come la temuta zona che il Lazio s’è già risparmiato per poco venerdì scorso, con l’indice del contagio Rt arrivato a 0,96 a un soffio dalla soglia d’allerta (1).
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La variante inglese è stata scovata in alcuni casi già isolati a Roma nella scuola elementare «Chizzolini», al Villaggio Prenestino, oltre che in due famiglie sulla Cassia e nel quartiere Prati. Altri accertamenti sono ancora in corso all’istituto Sant’Anna in Viale Marconi e in un istituto di Latina. Delle altre 2 varianti, brasiliana e sudafricana, fortunatamente ancora nessuna traccia nel Lazio, preoccupato però dal «significativo aumento di trasmissibilità» riscontrato in quella inglese. Una variante che potrebbe far variare anche il colore dell’attuale Zona Gialla del Lazio, che ieri ha registrato un leggero aumento dei ricoverati nei reparti di Terapia intensiva. Dove, con i 18 nuovi ingressi, si è arrivati a 259 degenti, con un tasso d’occupazione dei casi-Covid pari al 27%, quattro punti percentuali in più rispetto alla media nazionale.
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Questo è il solo dato preoccupante in una giornata che, per il resto, ha invece segnato il calo del Lazio sotto la soglia dei 40mila nel totale dei casi attualmente positivi: ora sono 39.589, al quarto posto della classifica nazionale per diversi mesi capeggiata dalla Regione (via via scavalcata dalla Campania, prima, e poi dalla Lombardia e dalla Puglia). Però il Lazio è sempre seconda, invece, nella classifica dei «ricoverati con sintomi» (2092), dietro la Lombardia (3562). E anche il tasso d’occupazione dei casi-Covid nei reparti d’area medica (pari al 33%) è superiore alla media nazionale (30%), come quantificato dal monitoraggio quotidiano dell’Agenas. Il «sovraccarico della soglia critica» è fissato al 40% (e al 30% per le terapie intensive) dal Ministero della Salute, che però venerdì scorso ha indicato come «bassa la classificazione complessiva del rischio nel Lazio».
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