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Bomba Covid nel campo nomadi di Castel Romano

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Un focolaio di covid nella Capitale che rischia di sfuggire ai controlli. Succede al campo nomadi di Castel Romano, sulla Pontina. L'allarme è scattato in mattinata dopo che un uomo di 47 anni è morto all'interno dell'accampamento. Ma mentre l'uomo pare sia morto per motivi diversi dal coronavirus, i contagi per il momento risultano sotto controllo. Almeno, secondo quello che riferisce la Asl "Sono state circa 300 le persone testate e di queste 12 sono risultate positive. I casi positivi fanno riferimento ad un unico nucleo familiare ed il caso indice potrebbe essere il capo famiglia. I casi sono stati isolati e la Asl Roma 2 sta eseguendo l’indagine epidemiologica", ha fatto sapere l’Unità di Crisi COVID-19 della Regione Lazio.

 

 

«Qui stiamo tutti bene, i positivi sono pochi e comunque già isolati. Oggi hanno iniziato a controllarli con tamponi e tutto il resto. Il morto? Aveva tanti problemi di salute, soprattutto al fegato e ai reni con il diabete. Stava male, i medici conoscevano bene la sua situazione, era già stato in ospedale: è stato ricoverato un mese, solo che oggi nel mondo quando qualcuno viene a mancare danno sempre la colpa al virus e nemmeno te lo fanno vedere, se non attraverso un vetro». Kasim Cizmic, portavoce del campo rom Castel Romano, all’Adnkronos racconta la situazione nell’insediamento sulla via Pontina, tra Roma e Pomezia. «Abbiamo i problemi di sempre qui, il campo è sequestrato, la gente è abbandonata - dice ancora Cizmic - ma il Coronavirus è stato trattato dalla Asl subito e bene. I pochi positivi sono tutti nelle loro case e ci devono restare 14 giorni, ma stanno bene. Tra l’altro hanno fatto i tamponi anche a tutti i familiari del morto e sono risultati negativi».

 

«Il focolaio Covid che si è sviluppato all’interno del campo rom di Castel Romano è frutto dell’irresponsabile atteggiamento dell’amministrazione comunale. Se è vero, infatti, che già lo scorso 3 febbraio, come testimoniato da alcune foto, operatori della Asl erano arrivati in massa nell’accampamento sulla Pontina per effettuare dei tamponi ai residenti, è probabile che Roma Capitale fosse stata informata della situazione e non ha fatto nulla per far si che degenerasse. Anzi hanno esposto tutti i cittadini a un forte rischio di contagio. Ci aspettiamo ora che alla luce dei fatti e per salvaguardare la salute dei residenti nel campo e di tutti quelli che abitano intorno, la Regione Lazio metta in isolamento il campo e lo dichiari zona rossa. Un provvedimento utile e non rimandabile». È quanto dichiarano in una nota il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo e il responsabile regionale del dipartimento sicurezza di FdI, Federico Rocca. «La presenza di un focolaio all’interno del campo rom di Castel Romano che ha colpito decide di minori conferma, purtroppo, le nostre preoccupazioni per la situazione igienico-sanitaria che persiste nei ’Villaggì della Capitale. Al basso livello di istruzione e frequentazione scolastica tra i giovani residenti dei campi rom si va a sommare, quindi, la scarsa attenzione da parte delle istituzioni che trasformano queste aree in vere e proprio zone franche». Così iLaura Corrotti, consigliere Lega Regione Lazio, che chiede «un concreto intervento da parte della sindaca Raggi, oggi custode giudiziario dell’area posta sotto sequestro, a tutela degli abitanti e della città».

 

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