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Scandalo mascherine, Zingaretti fa melina su tutti i soldi buttati

Francesco Storace
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Finalmente arriva il momento della verità. Se sono sparite le mascherine alla regione Lazio, almeno facciamo tornare i troppi quattrini buttati in una gestione avventurosa del denaro pubblico. C’è chi lo scandalo delle famose mascherine di Zingaretti non lo ha dimenticato, ed è l’opposizione in consiglio regionale.

È toccato alla Lega ieri tornare sull’argomento alla Pisana, per bocca del capogruppo leghista Angelo Tripodi. A ottobre della scorso anno Tripodi aveva presentato un’interrogazione “a risposta immediata”. Per avere “Chiarimenti urgenti sulle penali applicate alle ditte inadempienti per la fornitura dei DPI e sui fondi pubblici anticipati dalla Regione Lazio”.

Novembre, dicembre, finalmente gennaio. All’ordine del giorno la risposta alla Pisana non propriamente “immediata”, ma almeno arriva, era il pensiero prevalente ieri mattina. E il presidente dell’assemblea che dice (dallo stenografico d’aula): “Risponde l’assessore D’Amato”. Ecco, finalmente ci siamo, deve parlare. Tocca a Tripodi illustrare l’interrogazione. “Torniamo per l’ennesima volta sulla questione delle mascherine fantasma. Milioni di euro buttati. Il presidente Zingaretti ritira le penali dalle ditte inadempienti? Ancora non riusciamo a capire se l’ha fatto o no. Se ricordiamo, parliamo di mascherine mai arrivate, per le quali la Regione Lazio ha anticipato decine di milioni di euro. Mi risulta che siano state applicate penali a molte aziende, alcune delle quali erano inattive o vendevano lampadine e prodotti per il benessere sessuale. Ancora non ci sono risposte.

Il ritardo dovrà essere calcolato. 10.000 euro al giorno. Solo per pochi è stata attivata la procedura. Il resto che fine ha fatto? Le penali dovrebbero ammontare a circa 7 milioni di euro, stando agli atti e ai ritardi messi in evidenza dalla stampa. Qual è il metodo? A quanto ammontano le penali per ciascuna ditta? Il presidente Zingaretti può specificare ad oggi quanti dei fondi anticipati sono rientrati nel conto corrente di ogni ditta che ha partecipato a questa gara? Non mi riferisco solo all’Ecotech e agli oltre 14 milioni di euro, ma l’Internazionale Biolife che fine ha fatto? Quante penali sono state saldate da ciascuna ditta inadempiente?”.

Viva la chiarezza. Tutti a prendere appunti: adesso vediamo che dice la giunta regionale. Imbarazzo nella presidenza dell’aula. “Un attimino. Questo argomento non è di competenza, giustamente, dell’assessore D’Amato”. Già, l’assessore alla sanità è fumantino: “E io che c’entro?”. Bella roba. “Giustamente”.

E come al solito, ai guai della giunta regionale deve porre rimedio l’assessore più brava, Alessandra Sartore, quella che ha la competenza sul bilancio e non certo sulle mascherine per l’emergenza sanitaria legata al Covid. E’ lei che deve esporsi, ma non può far altro che chiedere “un favore”, con la signorilità che le è propria, al consigliere Tripodi: “Abbia pazienza, non abbiamo ancora completato tutta la procedura per la risposta, possiamo farla la prossima volta? Sarà mia cura preparare personalmente la parte definitiva, perché non abbiamo tutti i dati ancora. Mi dispiace”. Chi la conosce sa che la Sartore lo farà e quindi appuntamento solo rinviato.

E certo il capogruppo leghista non poteva lanciare la spada sull’esponente incolpevole della giunta. E “giustamente” si è limitato a dire: “Guardi, solamente perché me lo chiede lei, Assessore”. In fondo si tratta di una settimana. Ma sono passati ben tre mesi e questo ritardo è responsabilità di Nicola Zingaretti, presidente della regione Lazio, che non ha mai voluto chiarire seriamente la vicenda delle mascherine. Risparmi l’incombenza al suo assessore al bilancio e magari vada lui alla Pisana a raccontare per filo e per segno se e quanti soldi sono stati recuperati. Perché D’Amato non lo sa.

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